La Generazione Z, composta dai nati tra il 1997 e il 2012, sta rivoluzionando anche il modo in cui si esprime affetto. Secondo una recente ricerca promossa da Coca-Cola Great Britain, i tradizionali nomignoli come “tesoro”, “amore” vengono considerati superati, mentre a dominare tra i più giovani sono espressioni nuove, spesso stravaganti, che riflettono meglio le relazioni moderne e l’identità personale.

Addio ai nomignoli classici: sono “vecchi” per gli Zoomer
La ricerca, realizzata in occasione del rilancio della storica campagna “Share a Coke”, ha evidenziato che il 37% degli appartenenti alla Gen Z considera i classici soprannomi affettuosi “antiquati” e “privi di significato”. Tra quelli più disprezzati troviamo:
- Tesoro
- Muffin
- Zucchero
- Amico
- Ragazza
- Vecchio
Parole che, fino a pochi anni fa, erano comuni nei messaggi romantici o tra amici, oggi non rispecchiano più il linguaggio dei giovani.
“I soprannomi non sono solo carini, ma devono essere autentici e rappresentare un legame reale”, afferma Charlotte Butt, Senior Marketing Manager di Coca-Cola.
I soprannomi che la Gen Z ama davvero
La nuova ondata di nomignoli è molto più creativa, spontanea e inclusiva. La Generazione Z preferisce espressioni che raccontino storie, battute interne o dinamiche di gruppo. Ecco i soprannomi più usati secondo i dati raccolti:
- Bro (53%)
- Mate (44%)
- Bestie (35%)
- Bae, Queen, King, Squad, Amica, Confetto, Primo giorno
Questi nomi non solo sono divertenti, ma creano un senso di appartenenza. Il 42% dei giovani intervistati ha dichiarato che sentirsi chiamare con un soprannome lo fa sentire “felice e amato”, mentre il 20% afferma che li fa sentire parte integrante del proprio gruppo sociale.
Il linguaggio affettivo diventa strumento identitario
Secondo un’analisi linguistica pubblicata su Journal of Youth Studies, l’uso creativo del linguaggio è una caratteristica distintiva della Generazione Z, che tende a modellare il vocabolario in modo da rispecchiare autenticità, ironia e inclusività. I soprannomi diventano così una forma di auto-espressione, ma anche un modo per rafforzare i legami emotivi.
Come sottolinea The Atlantic, il linguaggio generazionale non è una semplice evoluzione linguistica, ma anche una risposta sociale e culturale a un mondo in rapida trasformazione, dove l’individualità è centrale e le etichette sono fluide.
Coca-Cola rilancia la campagna “Share a Coke” in chiave Gen Z
Per intercettare questo trend, Coca-Cola ha rilanciato nel Regno Unito la sua campagna iconica, permettendo dal 15 maggio ai consumatori di personalizzare lattine e bottiglie con i propri soprannomi preferiti. Non più solo nomi di battesimo, ma anche espressioni goliardiche e affettuose da condividere con amici e partner.
La strategia di branding punta a creare esperienze significative, cavalcando l’onda dell’emozione e della nostalgia, ma adattandosi al nuovo modo di vivere i rapporti della Gen Z.
“I soprannomi sono più che parole: rappresentano relazioni, ricordi e identità. Vogliamo celebrare questo linguaggio unico”, ha aggiunto Charlotte Butt.
Conclusione: la creatività vince sull’etichetta
Nel 2025, dire “tesoro” o “amore” potrebbe far sorridere… o far storcere il naso. La Gen Z sta riscrivendo il linguaggio dell’affetto, rendendolo più personale, inclusivo e autentico. E se per alcuni tutto questo può sembrare “strano”, per gli Zoomer è solo un altro modo di sentirsi parte di qualcosa di vero.