La linea sottile, storia di un ossimoro: la guerra per la pace

VEB

La linea sottile, un viaggio nell’oscurità di una guerra per la pace: l’ossimoro in nome del quale si continua a seminare morte e a perpetrare atrocità inenarrabili.

Sarà nelle sale cinematografiche italiane dal 18 marzo 2016 il film-documentario di Nina Mimica e Paola Sangiovanni.

Nel film immagini inedite delle atrocità che in Somalia sono diventate una straordinaria ordinarietà.

Alcune di queste sono tanto rare quanto preziose perché registrare dalla giornalista Ilaria Alpi insieme con il suo cameraman Miran Hrovatin, entrambi rimasti uccisi in un agguato.

Nel film ci sono Bakira Hasečić, una bosniaca sopravvissuta alle violenze del conflitto in ex-Jugoslavia, e Michele Patruno un ex soldato italiano arrivato in Somalia con una delegazione internazionale.

Una vittima e un carnefice. Una guerra e una ipocrita “missione umanitaria” che vorrebbe riportare la pace con una più atroce “guerra dis-umanitaria”.

Paola Sangiovanni ha dichiarato che realizzare “La linea sottile” è stato duro: “Un lavoro per il quale abbiamo sofferto molto”.

“Tuttavia- ha aggiunto – credo sia giusto portare alla luce quanto la guerra sia non solo sporca ma anche ipocrita. L’unica speranza di fronte a questa disumanità, a questa efferatezza è non tacere”.

“Quello della Somalia è il primo caso in cui si è parlato di “guerra umanitaria”, eppure già nel 1997 iniziarono a uscire notizie che legavano le azioni dei nostri soldati a casi di tortura”.

L’ex soldato Michele dopo le prime perplessità ha raccontato atrocità spaventose.

Non solo, ma ha fornito anche un’intera documentazione delle torture che lui e i suoi compagni si divertivano a infliggere.

Spiega Paola Sangiovanni che gli orrori della “missione umanitaria”, Michele non li ha solo raccontati: “Lui e i suoi compagni fotografavano e filmavano tante loro azioni: ragazzi incappucciati e legati torturati con elettrodi, tartarughe giganti calpestate con i mezzi blindati per vedere quanto avrebbero resistito”.

“Per loro, lo dice Michele stesso, erano “foto ricordo”, non dissimili da quelle di un tramonto o di bambini sorridenti”.

“Si aderiva alle idee e alle decisioni del branco, non c’era distinzione tra bene e male, nessuna consapevolezza che si stessero compiendo dei crimini. Come se l’altro, il negro come lo chiamano questi soldati, non fosse umano, appartenesse a una categoria diversa da noi, cui si può fare qualsiasi cosa”.

La linea sottile, un film che provoca un terremoto nell’anima. Un film che tutti, soprattutto, i nostri politici dovrebbero vedere.

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