Le inquadrature, campi e piani per comporre una pellicola

VEB

Quando ci sediamo in una sala cinematografica o anche semplicemente dinanzi al televisore per guardarci un film, immediatamente veniamo catapultati in una nuova realtà, una realtà ricreata ad hoc dal regista, uno spazio in cui i vari personaggi si muovono in libertà, ed il nostro sguardo assieme a loro.

In una pellicola girata a regola d’arte, la macchina da presa è assolutamente invisibile e la nostra immedesimazione è totale: è come se anche noi condividessimo spazio e tempo dei protagonisti che vivono sullo schermo, la scelta peraltro è illimitata grazie al web e a servizi come cb01.

Eppure, naturalmente, è tutto un artificio, il risultato di precise scelte tecniche che il regista ha operato, preferendo questa o quella inquadratura.

Ma cos’è un’inquadratura e quali e quanti tipi ne esistono?

Come suggerisce lo stesso termine, l’inquadratura altro non è che la porzione di spazio fisico “inquadrata” dall’obiettivo della macchina da presa, consentendo in questo modo di delimitare con precisione lo spazio che sarà ripreso e al contempo di escludere tutto il resto.

Se si vuole andare a classificare le singole inquadrature vanno presi in considerazione tre parametri fondamentali: il campo, il punto di vista e la prospettiva.

La prima grande distinzione che va fatta, poi, è quella tra campi e piani:  le inquadrature vengono infatti classificate in campi quando l’ambiente è predominante sulla figura umana, ed in piani o dettagli quando la figura umana è il soggetto principale inquadrato.

Combinando questi tre fattori, all’interno dei piani è possibile distinguere il campo lunghissimo, quello lungo, quello medio e quello totale. Inerentemente al piano, invece, è possibile distinguere tra figura intera, piano americano, mezza figura, primo piano, primissimo piano, particolare e dettaglio.

Andando a vederli nel dettaglio, nel campo lunghissimo la macchina da presa abbraccia più spazio possibile, il paesaggio è nettamente predominante ed è usato in primis per valorizzare gli spazi naturali.

Nel campo lungo lo spazio è sempre protagonista e mostrato ampiamente, ma già i personaggi iniziano a intravedersi chiaramente e, nonostante la distanza da cui vengono mostrati, sono riconoscibili.

Nel campo medio la figura umana comincia a diventare protagonista assieme alle azioni, anche se gli spazi intorno sono comunque ben valorizzati e fanno da cornice ai personaggi, mentre nel campo totale personaggi e ambiente hanno la stessa importanza: è l’azione a farla da protagonista, con la macchina da presa che abbraccia tutto ciò che accade dinanzi a sé per raccontare cosa sta avvenendo.

La location de: Il signore degli anelli

Nelle inquadrature, invece, in cui sono i personaggi a farla da protagonista, nella figura intera, come suggerisce lo stesso nome, chi viene mostrato appare nella sua interezza, mostrato dalla testa ai piedi, che vanno a coincidere con i bordi dell’inquadratura.

Il piano americano, molto usato nel cinema americano classico, mostra i personaggi dalla testa fino alle ginocchia: giusto lo spazio per inquadrare le pistole, quando si trattava dei western.

Nella mezza figura l’inquadratura indugia dalla testa fino al petto, mentre nel primo piano vengono mostrati solo il viso e le spalle, per soffermarsi sull’espressività dei personaggi e su quello che la mimica facciale vuole mostrare, anche senza parole.

Infine vanno citati il primissimo piano, in cui il viso è così centrale da tagliare sovente anche la fronte o il mento, ed il dettaglio, in cui tutto lo spazio è dominato da un unico oggetto, una parte del corpo, un qualcosa di significativo in quel determinato momento della pellicola, per esprimere un messaggio ben preciso allo spettatore.

Se si va a considerare il punto di vista, così come viene percepito dallo spettatore, le inquadrature si possono poi suddividere  in “oggettiva” quando appaiono neutrale e “soggettive” quando mostrano il punto di vista di uno dei personaggi, ma anche di un animale o di un oggetto.

Ed ancora, andando ad evidenziare altri parametri,  in base al tipo di movimento compiuto dalla macchina da presa, l’inquadratura può essere definita come “carrellata” o “panoramica”, mentre in base alla messa a fuoco, l’inquadratura può essere “a fuoco”, oppure “sfuocata”.

In generale, non esistono regole standard o inquadrature da preferire: così come il pittore ha una tela vuota da riempire con forme e colori che preferisce, così il registra si ritrova con l’ardua decisione di scegliere cosa “inquadrare” e cosa, al contrario, lasciare fuori, senza trascurare che, sovente, quello che si decide di escludere può diventare, per l’economia del film, più importante di quello che si mostra.

In base a quello che si intende raccontare e al come lo si vuole fare, il registra opera scelte ben precise e concretamente realizza una serie di inquadrature che, una volta unite, andranno a comporre scene e sequenze.

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