Le Iene raccontano la terribile pratica del Blue Whale

VEB

Negli ultimi anni se ne sono viste tante di mode dementi, che hanno spopolato grazie alla rete, ma forse mai nessuna è stata così incredibile e terribile come quella denominata Blue Whale.

Un “challenge” macabro che ha sconvolto gli spettatori de “Le Iene” nella puntata del 14 maggio mettendoli di fronte a una realtà che coinvolge ragazzi sempre più giovani attraverso regole dettate da sconosciuti tramite i social network.

La pratica potrebbe essere tradotta come ‘Il Gioco della Balena Blu’, una pratica che non ha nulla a che fare con un ‘gioco’.

Si tratta più di un percorso, un macabro rituale che ha preso il via dalla Russia e ha già portato alla morte diverse centinaia di bambini.

50 giorni di agonia, 50 sfide, nelle quali le vittime, per lo più ragazzini dai 9 ai 17 anni, arrivano ad infliggersi autolesioni, a subire un vero e proprio brainwash da parte di un tutor (il curatore) e in fine a suicidarsi.

Matteo Viviani ha intervistato due madri che hanno perso le loro figlie a causa di questo crudele gioco: entrambe sono rimaste senza parole dinanzi alla morte delle loro bambine, non avevano sospettato niente anche perché le ragazze erano piene di vita e di interessi e, in effetti, una delle regole del gioco è proprio quella di comportarsi come se niente stesse cambiando, senza dire nulla a nessuno e andando avanti,

Il “gioco” purtroppo è arrivato anche in Italia: un bambino di 15 anni si è tolto la vita a Livorno. La testimonianza dei compagni di classe è agghiacciante: il ragazzino ha seguito le regole del gioco, fino poi a lanciarsi dal palazzo più alto della città.

La polizia Russa che indaga da un paio di anni su questi strani suicidi è arrivata alla conclusione che in questo gioco,  il gioco della balena che porta al suicidio, ci sono coinvolte delle persone colte che nella maggioranza dei casi hanno studiato psicologia o materie affini, persone che sanno come manipolare la mente dei bambini.

Le indagini condotte hanno portato ad arrestare solo uno dei tanti curatori sparsi in tutto il mondo: si chiama Budikin, ha studiato per 3 anni psicologia all’Università e quando gli hanno chiesto perché ha portato alla morte 16 ragazzi, ha risposto che così facendo ha pulito la società dagli scarti biologici.

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