Nelle acque profonde e talvolta misteriose del Lago di Como, si nasconde una leggenda che affascina e incuriosisce da generazioni: quella del Lariosauro. Un po’ come il suo celebre “cugino” scozzese Nessie, anche il Lario vanta la sua creatura misteriosa, un racconto che intreccia paleontologia, avvistamenti popolari e un pizzico di fantasia. La leggenda del Lariosauro è una delle storie più radicate nel folclore del territorio lariano, un mistero che contribuisce ad ammantare di fascino uno dei laghi più famosi del mondo.

Ma questa storia non nasce dal nulla. A differenza di altre leggende, quella del mostro del Lago di Como affonda le sue radici in una scoperta scientifica reale. Nel 1830, a Perledo, sulle sponde orientali del lago, vennero alla luce i resti fossili di un rettile acquatico vissuto circa 240 milioni di anni fa, nel Triassico Medio. Il paleontologo Giulio Curioni, nel 1847, lo battezzò scientificamente Lariosaurus balsami. Si trattava di un rettile del gruppo dei notosauri, lungo poco più di un metro, con zampe palmate e un corpo idrodinamico, un predatore perfettamente adattato alla vita acquatica.
Dai fossili agli avvistamenti: la nascita del mito moderno
La scoperta scientifica rimase per quasi un secolo confinata agli ambienti accademici e ai musei, come quello di Lecco che ancora oggi ne conserva degli esemplari. La leggenda moderna del Lariosauro come creatura vivente nasce molto più tardi, nel secondo dopoguerra.
Il primo avvistamento che accese la fantasia popolare risale al novembre del 1946. Due cacciatori, nei pressi di Colico, raccontarono di aver visto emerg dalle acque una creatura lunga una decina di metri, con squame rossastre e un aspetto minaccioso. Spaventati, aprirono il fuoco, costringendo l’animale a inabissarsi con un sibilo. La notizia, riportata dalla stampa locale, fece scalpore e da quel momento il Lariosaurus balsami uscì dai libri di paleontologia per entrare nell’immaginario collettivo come il “mostro del lago”.
Da quel momento, gli avvistamenti si sono susseguiti a ondate, con descrizioni spesso discordanti:
- 1954, Argegno: Un padre e un figlio avvistarono un animale lungo circa 80-90 cm, con zampe palmate e muso arrotondato. Gli esperti ipotizzarono potesse trattarsi di una grossa lontra.
- Agosto 1957, tra Dongo e Musso: Le cronache parlano di un “gigantesco mostro” avvistato nelle acque.
- Settembre 1957: A bordo di una batisfera calata a 90 metri di profondità, alcuni esploratori avrebbero visto una creatura simile a un coccodrillo.
- 2003, Lecco: L’ultimo avvistamento di una certa rilevanza riguarda un gruppo di pescatori che riferì di aver scorto una creatura simile a un’anguilla gigante, lunga oltre 10 metri.
Tra scetticismo e fascino popolare
Naturalmente, non mancano le spiegazioni razionali e lo scetticismo. La comunità scientifica è unanime nel ritenere impossibile la sopravvivenza di un rettile preistorico per 240 milioni di anni. Le profondità del lago, che raggiungono i 410 metri, e la presenza di anfratti sottomarini alimentano la leggenda, ma gli esperti propongono spiegazioni più plausibili. Secondo il ricercatore Giorgio Castiglioni, che ha studiato a lungo il fenomeno, molti avvistamenti potrebbero essere riconducibili a banchi di pesci che nuotano compatti, a grosse lontre, a tronchi alla deriva o a fenomeni ottici.
Nonostante le spiegazioni scientifiche, il Lariosauro rimane un simbolo potente del Lago di Como, un elemento che ne arricchisce la storia e il mistero. La sua figura è entrata nella cultura popolare, ispirando canzoni, come “El Mustru” del cantautore Davide Van De Sfroos, e racconti. È la testimonianza di come una scoperta paleontologica possa trasformarsi, attraverso i racconti e l’immaginazione, in una leggenda immortale, legata per sempre alle acque profonde del Lario.
FAQ – Domande Frequenti sul Lariosauro
Il Lariosauro è mai esistito davvero? Sì, il Lariosaurus balsami è un rettile acquatico realmente esistito nel Triassico, circa 240 milioni di anni fa. I suoi fossili furono scoperti per la prima volta nel 1830 sulle sponde del Lago di Como. La leggenda, però, si riferisce a un presunto esemplare sopravvissuto fino ai giorni nostri.
Quali sono le prove dell’esistenza del mostro oggi? Non esistono prove scientifiche concrete, come fotografie nitide, video o resti organici, che attestino la presenza di una creatura sconosciuta nel Lago di Como. La leggenda si basa esclusivamente su testimonianze di avvistamenti avvenuti nel corso degli anni, spesso contraddittorie e non verificabili.
Qual è l’ultimo avvistamento documentato del Lariosauro? L’ultimo avvistamento significativo risale al 2003, quando alcuni pescatori al largo di Lecco dichiararono di aver visto una creatura acquatica di grandi dimensioni, simile a un’anguilla gigante. Da allora, non ci sono state altre segnalazioni che abbiano avuto un’ampia risonanza mediatica o un seguito investigativo.
Dove posso vedere i fossili del Lariosaurus? Esemplari fossili originali del Lariosaurus balsami e di altri rettili triassici ritrovati nella zona sono conservati ed esposti presso il Museo di Storia Naturale di Lecco, situato a Palazzo Belgiojoso. Questi reperti sono la testimonianza tangibile dell’animale preistorico che ha dato origine alla leggenda.
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