Le leggende giapponesi sono popolate da innumerevoli spettri, ma non tutti i fantasmi sono uguali. Gli Yūrei (幽霊) sono le anime tormentate dei defunti, spiriti inquieti che rimangono nel mondo dei vivi a causa di una morte violenta, di un rito funebre non eseguito correttamente o di emozioni irrisolte come la vendetta, la gelosia o la tristezza. Questi racconti non sono solo storie di paura, ma riflettono le profonde credenze culturali del Giappone su onore, dovere e morte. A differenza degli Yōkai, che sono un insieme più ampio di creature soprannaturali, gli Yūrei erano un tempo esseri umani.
Il loro aspetto è diventato iconico: lunghi capelli neri e sciolti che coprono il volto, un kimono bianco funebre (kyokatabira), e spesso l’assenza di piedi, che li fa fluttuare a mezz’aria. Questa immagine, resa celebre in tutto il mondo dal cinema J-Horror, ha radici profonde in secoli di folklore e teatro.

Yūrei e Yōkai: Qual è la differenza?
Spesso confusi, Yūrei e Yōkai rappresentano due categorie distinte del soprannaturale giapponese. Capire la differenza è fondamentale per orientarsi in questo affascinante universo.
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- Yūrei (Fantasma): È sempre lo spirito di un essere umano defunto. La sua esistenza è legata a un’emozione travolgente o a un “conto in sospeso” sulla terra. L’obiettivo di uno Yūrei è quasi sempre legato alla sua vita passata: cercare vendetta, ripetere l’atto della sua morte o semplicemente manifestare il proprio dolore.
- Yōkai (Spettro/Demone): È un termine generico che abbraccia un’enorme varietà di creature, mostri e spiriti soprannaturali. Possono essere dispettosi, pericolosi o persino benevoli. Includono creature come i Kappa (demoni d’acqua), i Tengu (creature montane dal lungo naso) e i Kitsune (volpi mutaforma). A differenza degli Yūrei, non sono necessariamente legati a un’anima umana.
In poche parole, ogni Yūrei è uno spirito, ma non ogni spirito o creatura soprannaturale è uno Yūrei.
Le radici della paura: da dove nascono i fantasmi giapponesi?
La credenza negli Yūrei è strettamente intrecciata con le tradizioni religiose e culturali del Giappone. Le radici affondano principalmente nello Shintoismo e nel Buddismo.
Secondo le credenze shintoiste, dopo la morte l’anima (reikon) di una persona attende i riti funebri appropriati per potersi unire agli antenati. Se i riti vengono trascurati o se la morte è stata traumatica, l’anima può trasformarsi in uno Yūrei, rimanendo intrappolata nel mondo fisico.
Il Buddismo ha introdotto l’idea del ciclo di reincarnazione e del karma. Una morte violenta o sentimenti di rabbia e attaccamento possono impedire all’anima di proseguire il suo cammino, legandola al luogo o alle persone che hanno causato la sua sofferenza.
Incontro con gli spettri: i fantasmi più celebri del Giappone
Alcune figure di Yūrei sono diventate così famose da essere considerate archetipi del folklore horror. Le loro storie vengono tramandate da generazioni attraverso il teatro Kabuki, le stampe Ukiyo-e e, più recentemente, il cinema.
H3: Oiwa: Il volto sfigurato della vendetta
Forse la più famosa tra gli Onryō (spiriti vendicativi), la storia di Oiwa proviene dalla celebre opera teatrale Kabuki Yotsuya Kaidan (1825). Tradita e sfigurata da un veleno datole dal marito Tamiya Iemon, che voleva sposare una donna più ricca, Oiwa muore in agonia.
Il suo spirito tormentato, con un occhio cadente e il volto deforme, perseguita Iemon senza tregua. La sua immagine spettrale appare ovunque: nelle lanterne di carta, negli specchi, tormentandolo fino a condurlo alla follia e alla morte. La leggenda di Oiwa è un potente monito contro il tradimento e la crudeltà.
H3: Kuchisake-onna: La donna dalla bocca spaccata
Immagina di camminare da solo di notte e di incontrare una donna con il volto coperto da una mascherina chirurgica, una vista comune in Giappone. Lei ti ferma e ti chiede: “Watashi, kirei?” (“Sono bella?”).
Se rispondi di no, ti uccide con un paio di forbici giganti. Se rispondi di sì, si toglie la mascherina, rivelando una bocca spaccata da orecchio a orecchio in un ghigno grottesco, e ti chiede di nuovo: “E adesso?”. Qualsiasi risposta porta a una fine terribile. La Kuchisake-onna è un perfetto esempio di leggenda urbana moderna, nata negli anni ’70 ma con radici in racconti più antichi.
H3: Okiku e il pozzo dei nove piatti
La storia di Okiku è una tragica leggenda di tradimento e dolore eterno. Serva nella casa di un samurai, Okiku viene accusata di aver rotto o perso uno dei dieci preziosi piatti di famiglia. Come punizione, viene brutalmente uccisa e il suo corpo gettato in un pozzo.
Da allora, ogni notte, il suo spirito emerge dal pozzo e conta lentamente fino a nove, per poi lanciare un urlo straziante nel momento in cui si rende conto che il decimo piatto manca ancora. Il suono del suo pianto e del conteggio spettrale è una delle immagini sonore più potenti del folklore giapponese.
Non solo vendetta: gli spiriti protettori e dispettosi
Non tutti gli spiriti del folklore giapponese sono mossi da intenti malevoli. Alcuni possono portare fortuna o agire come guardiani, sebbene spesso in modi ambigui.
H3: Zashiki-warashi: Lo spirito bambino che porta fortuna
Gli Zashiki-warashi sono spiriti di bambini che infestano case antiche e ben tenute. Avere uno di questi spiriti in casa è considerato un segno di grande fortuna: la famiglia prospererà e avrà successo.
Tuttavia, sono anche noti per i loro scherzi infantili, come lasciare piccole impronte o fare rumore di notte. Se uno Zashiki-warashi abbandona una casa, la fortuna della famiglia è destinata a crollare rapidamente. La loro presenza è un equilibrio delicato tra benedizione e capriccio.
Dallo Shintoismo a Hollywood: perché gli Yūrei non ci lasciano dormire?
L’influenza di queste leggende sulla cultura popolare è immensa. L’archetipo dello Yūrei femminile con i capelli lunghi e neri è diventato il pilastro del genere J-Horror alla fine degli anni ’90.
Film come Ringu (1998), con la sua terrificante Sadako Yamamura che emerge da un televisore, e Ju-On: The Grudge (2002), con il fantasma vendicativo di Kayako Saeki, hanno portato queste paure ancestrali a un pubblico globale. Questi film non hanno semplicemente mostrato dei fantasmi; hanno esportato un intero vocabolario visivo e sonoro dell’orrore giapponese, radicato nelle storie di Oiwa e Okiku.
Anche manga e anime attingono costantemente a questo ricco patrimonio. Opere come GeGeGe no Kitarō o Mononoke esplorano le complesse interazioni tra umani, Yūrei e Yōkai, dimostrando come queste figure non siano semplici mostri, ma specchi delle ansie, delle speranze e dei valori della società giapponese.
Domande Frequenti (FAQ)
Cosa sono gli Onryō nel folklore giapponese? Gli Onryō sono una categoria specifica di Yūrei, spiriti vendicativi che sono tornati nel mondo dei vivi per punire coloro che li hanno maltrattati in vita. Sono mossi da un’ira così potente da poter causare non solo la morte dei loro aguzzini, ma anche disastri naturali come terremoti e incendi.
Gli Yōkai sono sempre creature malvagie? No, gli Yōkai non sono intrinsecamente malvagi. Il termine copre un’ampia gamma di esseri soprannaturali. Alcuni, come l’Oni, sono tipicamente demoniaci e pericolosi, ma altri possono essere neutri, dispettosi o addirittura benevoli e portare fortuna, come nel caso di alcuni tipi di Zashiki-warashi.
Qual è il legame tra gli Yūrei e i film J-Horror? I film J-Horror, come The Ring e The Grudge, hanno reso popolare a livello mondiale l’archetipo visivo dello Yūrei: una figura femminile pallida, con lunghi capelli neri che le coprono il volto e movimenti lenti e innaturali. Questo stile di terrore psicologico, basato sull’atmosfera e sulla tensione, deriva direttamente dalle classiche leggende giapponesi.
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