Immagina un’astronave grande quanto Giove che sfreccia nella Via Lattea. Non la vedremmo, ma potremmo “sentirla“. Un gruppo internazionale di fisici ha proposto di usare i nostri osservatori di onde gravitazionali, come LIGO, per captare le deboli increspature nello spaziotempo generate da una simile, ipotetica tecnologia aliena.

## Come “ascoltare” l’universo con le onde gravitazionali
Le onde gravitazionali sono una delle previsioni più affascinanti della teoria della relatività generale di Albert Einstein. Come spiegato da Barry K. Barish del California Institute of Technology, quando un oggetto massiccio accelera, deforma il tessuto dello spaziotempo creando delle increspature, un po’ come un sasso gettato in uno stagno. Per captare queste vibrazioni cosmiche, sulla Terra abbiamo strumenti potentissimi come il LIGO (Laser Interferometer Gravitational-Wave Observatory).
Questo osservatorio è composto da due bracci lunghi 4 chilometri, all’interno dei quali dei fasci laser rimbalzano tra specchi ultra-precisi. Quando un’onda gravitazionale attraversa lo strumento, altera in modo infinitesimale la lunghezza dei bracci. La sensibilità di LIGO è tale da poter misurare uno spostamento pari a un decimillesimo della larghezza di un protone. È grazie a questa incredibile precisione che abbiamo potuto confermare l’esistenza di queste onde, generate da eventi catastrofici come la fusione di due buchi neri.
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## A caccia di RAMAcraft: segnali dallo spazio profondo
Ora, i fisici ipotizzano un nuovo utilizzo per questa tecnologia. In uno studio pubblicato sul server di preprint arXiv, propongono di cercare segnali artificiali, ovvero le onde gravitazionali prodotte da enormi veicoli spaziali in accelerazione, che hanno soprannominato RAMAcraft (Rapid And/or Massive Accelerating spacecraft).
Qualsiasi oggetto dotato di massa che accelera genera queste onde. Se una sonda fosse abbastanza grande e viaggiasse a una frazione significativa della velocità della luce, il suo segnale potrebbe essere rilevato e, potenzialmente, distinto da quello di una sorgente naturale. I calcoli sono sorprendenti:
- Un RAMAcraft con la massa di Giove, accelerando fino a un terzo della velocità della luce, sarebbe rilevabile fino a 100 kiloparsec di distanza (circa 326.000 anni luce), coprendo quasi l’intera Via Lattea.
- Un veicolo con la massa della Luna, alla stessa velocità, sarebbe invece rintracciabile entro un raggio di 10 parsec (circa 32 anni luce), che include comunque molte delle stelle a noi più vicine.
Il team di ricerca sottolinea che ogni segnale anomalo andrebbe analizzato con estrema cautela, poiché potrebbe sempre avere un’origine naturale. Tuttavia, questa nuova prospettiva apre un capitolo affascinante nella ricerca di intelligenze extraterrestri.
Conclusione: L’idea di usare LIGO per cercare tecnologie aliene trasforma uno strumento di fisica fondamentale in un potenziale telescopio per il SETI (Search for Extra-Terrestrial Intelligence). Sebbene resti un’ipotesi audace, ci ricorda che l’universo potrebbe nascondere sorprese che attendono solo lo strumento giusto per essere scoperte.
Per chi vuole esplorare ulteriormente l’argomento delle onde gravitazionali e il funzionamento di questi straordinari osservatori, ecco alcune risorse autorevoli:
- Sito ufficiale di LIGO: https://www.ligo.caltech.edu/
- Pagina NASA sulle onde gravitazionali: https://science.nasa.gov/universe/gravitational-waves/
Curiosa per natura e appassionata di tutto ciò che è nuovo, Angela Gemito naviga tra le ultime notizie, le tendenze tecnologiche e le curiosità più affascinanti per offrirtele su questo sito. Preparati a scoprire il mondo con occhi nuovi, un articolo alla volta!




