- La leggenda della “maledizione del faraone” nasce dopo la scoperta della tomba di Tutankhamon nel 1922;
- Diverse morti misteriose alimentarono la credenza popolare, ma non ci sono prove scientifiche che le colleghino alla tomba;
- Gli archeologi moderni parlano piuttosto di fattori biologici, come muffe e batteri, presenti all’interno delle camere sepolcrali.
La scoperta della tomba e l’inizio del mito
Quando l’archeologo Howard Carter scoprì la tomba del faraone Tutankhamon nella Valle dei Re nel novembre 1922, il mondo fu rapito da una delle scoperte più sensazionali della storia egizia. Ma poco dopo, il fascino per i reperti lasciò spazio al timore: l’improvvisa morte di Lord Carnarvon, finanziatore della spedizione, avvenuta nel marzo 1923, venne interpretata come la prova di una maledizione millenaria.

Sui giornali del tempo iniziarono a circolare storie di antiche formule incise sulle pareti della tomba, e si diffuse l’idea che chiunque violasse il riposo di un faraone sarebbe stato punito. Il termine “maledizione del faraone” divenne rapidamente popolare.
Fonte autorevole: British Museum – Tutankhamun and the myth of the curse
Morte e superstizione: la lista dei “maledetti”
Negli anni successivi, altri membri del team di Carter morirono in circostanze talvolta definite misteriose. Tuttavia, un’analisi condotta dallo University College London (UCL) nel 2002 ha dimostrato che la maggior parte dei partecipanti alla spedizione visse ben oltre la media dell’epoca. Howard Carter stesso visse fino al 1939, morendo a 64 anni, ben 17 anni dopo la scoperta.
I media dell’epoca contribuirono a costruire il mito con toni sensazionalistici, spesso ignorando le cause mediche reali delle morti. Alcuni storici ritengono che la “maledizione” fu una costruzione mediatica più che un fatto documentato, utile anche a scoraggiare ladri e curiosi.
Approfondimento: National Geographic – Truth Behind the Curse
La scienza moderna spiega i “sintomi della maledizione”
Oggi, gli archeologi parlano di un’altra possibilità. Le tombe sigillate per millenni possono contenere spore fungine tossiche, batteri anaerobi e muffe, come l’Aspergillus flavus, che in alcuni casi possono causare reazioni allergiche o malattie respiratorie acute, soprattutto in ambienti scarsamente ventilati.
Secondo uno studio pubblicato su Clinical Infectious Diseases, alcuni batteri trovati nei siti archeologici egizi possono essere pericolosi per chi ha un sistema immunitario debole o patologie pregresse. Dunque, ciò che sembrava una maledizione potrebbe avere un’origine del tutto naturale.
Tra mito, cultura pop e realtà archeologica
La “maledizione del faraone” è diventata un simbolo dell’archeologia misteriosa e ha ispirato film, libri e documentari. Ma dietro la leggenda c’è un intreccio di paura, suggestione collettiva e verità scientifica.
Oggi, la tomba di Tutankhamon resta uno dei siti più studiati e affascinanti dell’antico Egitto. È visitabile al Museo Egizio del Cairo, dove sono conservati gran parte dei reperti originali. I ricercatori continuano a studiare i materiali trovati per ottenere nuove informazioni sulla salute, la morte e il regno del giovane faraone.