In generale la saccenteria non è una questione di genere: ci sono molte persone, sia uomini che donne, che amano mettere in mostra a tutti i costi la loro erudizione, la loro istruzione, la loro presunta superiorità intellettiva, lasciandosi andare a commenti, spiegazioni, narrazioni nulla affatto richieste.
Ma, in una società profondamente maschilista come per decenni lo è stata la nostra ed in generale quella europea, gli strascichi si vedono ancora oggi, ed è per questo che nel mondo del femminismo è stato coniato un neologismo per “etichettare” una certa categoria di uomini: mansplaining.
Di cosa stiamo parlando?
Mansplaining è un neologismo anglofono, formato dal sostantivo “man” abbinato a “splaining” e viene usato per definire quell’atteggiamento paternalistico di alcuni uomini che tendono a commentare o a spiegare a una donna, in un modo condiscendente e fin troppo semplificato, determinate cose che si suppone che la donna non debba comprendere e che quindi debba ascoltare passivamente.
In soldoni, si tratta di quell’atteggiamento con cui alcuni uomini si ostinano a spiegare qualcosa di ritenuto ovvio oppure qualcosa di cui lei è esperta, perché pensano di saperne sempre e comunque più di lei oppure che lei non capisca davvero.
Il tono usato è talmente saccente che nell’altra parte si ingenera un imbarazzo tale da rendere difficile qualsiasi possibilità di replicare o esprimere il proprio personale parere in merito alla questione.
Ovviamente, come abbiamo premesso, non si può fare una distinzione unilaterale di genere, perchè non sono sempre e solo gli uomini a fare mansplaining nei confronti delle donne, ma anche viceversa, ed il fenomeno negli ultimi anni pare sempre più diffuso.