In seguito al tragico terremoto che ha scosso il Marocco venerdì scorso, causando oltre 2.800 vittime secondo le stime iniziali del Ministero degli Interni del paese, emergono particolari intriganti.
Analizzando i video di sorveglianza girati la notte del sisma, le autorità hanno notato strani fenomeni luminosi nel cielo della città di Marrakech.
Le registrazioni di una telecamera di sicurezza situata in una residenza privata hanno rivelato misteriosi lampi di luce blu che hanno illuminato il cielo marocchino circa tre minuti prima della catastrofe, come riportato dal quotidiano Jerusalem Post. Stranamente, fenomeni similari erano stati osservati in Turchia all’inizio dell’anno corrente prima di un altro gravissimo sisma che contò 45.000 vittime.
Secondo il giornale francese Le Figaro, esiste una teoria secondo la quale questi lampi potrebbero essere il risultato della “pressione tettonica, dell’attività sismica nell’ambiente o delle eruzioni vulcaniche“. Un’altra spiegazione possibile sarebbe legata al “rilascio improvviso di cariche elettriche a seguito dello spostamento di rocce cristalline che emergono in superficie e ionizzano l’aria circostante”.
Tuttavia, il fenomeno rimane argomento di discussione tra gli esperti, come sottolinea The Hill in un articolo del 2021, precisando che, nonostante sia un fenomeno già osservato in passato, gli scienziati non hanno ancora raggiunto un consenso unanime sulle cause precise che generano queste luci sismiche.
Il primo avvistamento documentato di queste luci risale al 1965 in Giappone, durante un evento sismico. Successivamente, manifestazioni simili sono state segnalate in altre parti del mondo, inclusa la Cina nel 2008, l’Italia nel 2009, e il Messico nel 2017.
Sebbene gli studiosi continuino ad analizzare e a cercare di comprendere appieno questi misteriosi lampi celesti, essi rappresentano un ulteriore tassello nel complicato puzzle della scienza sismica. Aggiungendo un elemento di mistero e bellezza ad una tragica catastrofe naturale che ha scosso un’intera nazione.
