Morbillo, tre adolescenti non vaccinati contagiati ad Erba

VEB

Grazie ai vaccini, numerosi virus ad oggi dovrebbero già essere abbondantemente estirpati, ed invece siamo ancora qui a parlare di morbillo, e mai come quest’anno i casi continuano a moltiplicarsi.

41mila casi nell’Unione Europea nei primi sei mesi dell’anno e la fascia che va dall’adolescenza fino 35 anni è la più colpita: numeri importanti, che fanno capire quanto l’immunità di gregge di cui parla l’OMS non è affatto una chimera ma una necessità per assicurare soprattutto ai più deboli e agli immunodepressi adeguata protezione.

L’Italia lo scorso anno ha introdotto l’obbligo vaccinale per venire ammessi a scuola, ma in tanti se ne sono sottratti e continueranno a farlo anche quest’anno, dato che basterà una semplice autocertificazione per dimostrare la propria “regolarità”.

E proprio alla vigilia dell’inizio delle scuole arriva da Erba un caso emblematico dei pericoli che si corre nel non vaccinarsi: al terzo paziente affetto da morbillo nell’arco di pochi mesi, nel reparto di pediatria dell’ospedale Fatebenefratelli di Erba è infatti scattato l’allarme.

«Si tratta di adolescenti non vaccinati o che hanno ricevuto una sola dose di vaccino» spiega il primario Gaetano Mariani, che invita i genitori a mettere i propri figli al riparo da una malattia che sembrava ormai debellata.

«Molti nati dopo gli anni Novanta – spiega il medico – non hanno completato i due richiami, che sono fondamentali per dare una copertura per la vita. Così si spiega la ricomparsa della malattia e di morbilli atipici nei soggetti vaccinati parzialmente».

“Molti soggetti – proseguono dall’ospedale – sono dunque più a rischio di sviluppare la malattia e sono quelli che per ragioni di salute non possono essere vaccinati, oltre alla popolazione che ha una età compresa tra i 15 anni e i 37 anni ( con una mediana di 27 anni). In pratica, ogni adulto che non ha completato correttamente il ciclo del trivalente rischia di essere esposto alla malattia diventando un pericolo per i propri figli non vaccinati”.

E, come gli esperti si affannano a ripetere, il morbillo può avere conseguenze gravissime, comportare conseguenze neurologiche, condurre persino alla morte: «Non ci sono cure per le complicanze – spiega a chiare lettere Mariani – e andarsene in giro con il trivalente incompleto significa, nella migliore delle ipotesi, essere potenziali vettori del virus. Quindi consiglio caldamente, nel dubbio, di rivaccinarsi».

Per migliaia di persone, però, l’invito non solo rimane inascoltato, ma si cerca addirittura di farsi contagiare o contagiare i propri figli, per non essere poi “costretti” a vaccinarsi.

Un esempio ci arriva da oltreoceano, dove un’infermiera no-vax è stata sospesa in Texas(Usa): aveva dichiarato sui social che stava pensando di passare un tampone sulla bocca di un piccolo paziente colpito gravemente dal morbillo, e ricoverato nell’ospedale in cui lei lavora, per trasmettere la malattia al figlio 13enne.

“Questa settimana – ha scritto sui social – ho visto il morbillo per la prima volta nella mia carriera, come la maggior parte dei miei colleghi e dei medici dell’emergenza. E’ stato terribile. Il bambino stava molto male, abbastanza da essere ricoverato nel reparto di terapia intensiva. Non lo potevi toccare senza che gemesse per il dolore”. Nonostante tutto la donna precisa di non aver cambiato le propria posizione intransigente sui vaccini. “Non lo farò mai – insiste – ma volevo condividere la mia esperienza” e raccontare quanto la malattia fosse “peggiore di quanto mi aspettassi”.

L’ospedale ha sospeso l’infermiera e l’ha allontanata dai pazienti dopo essere venuto a conoscenza del post, venerdì scorso.

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