Clint Hill, l’ex agente dei servizi segreti divenuto simbolo della tragedia di John F. Kennedy, si è spento all’età di 93 anni. Il suo nome è indissolubilmente legato all’assassinio del presidente degli Stati Uniti, avvenuto il 22 novembre 1963 a Dallas, quando tentò disperatamente di proteggerlo durante l’attentato.

Il ricordo dei Servizi Segreti
Il Secret Service ha espresso il proprio cordoglio con una nota ufficiale, ricordando Hill per la sua “incrollabile dedizione” alla protezione della famiglia Kennedy, oltre che dei presidenti Dwight Eisenhower, Lyndon Johnson, Richard Nixon e Gerald Ford.
Un uomo segnato dal senso di colpa
L’attentato a JFK segnò profondamente Clint Hill. Nel 1975, all’età di 43 anni, decise di lasciare i servizi segreti, perseguitato dal rimorso di non essere riuscito a proteggere il presidente. In un’intervista rilasciata al programma “60 Minutes” della CBS, confessò di essersi sentito sopraffatto dalla tristezza e dal senso di colpa per non aver fatto da scudo con il suo corpo durante gli spari.
Il disperato tentativo di salvataggio
Il 22 novembre 1963, Hill corse verso la limousine presidenziale aperta, riuscendo ad aggrapparsi al paraurti posteriore per tentare di proteggere Kennedy e la First Lady Jackie Kennedy. Purtroppo, il suo intervento non riuscì a cambiare il destino del presidente. Dopo l’attacco, accompagnò la coppia all’ospedale, testimone di uno degli eventi più drammatici della storia americana.
Clint Hill rimarrà per sempre nella memoria collettiva come l’uomo che cercò, fino all’ultimo istante, di salvare John F. Kennedy.