A gennaio 2018 entrerà ufficialmente in vigore anche in Italia il regolamento europeo che regolamenta il Novel Food, ossia i nuovi alimenti che includono gli insetti.
Il 27 ottobre 2015 il Parlamento UE ha votato per cambiare il testo che regolamentava i Novel Food, ossia gli alimenti non consumati “in quantità significative” dai cittadini della Comunità Europea, testo che non era stato più aggiornato dal 1997. Il nuovo regolamento è stato approvato, sancendo così l’ammissione sul mercato di diversi alimenti.
Il nuovo regolamento europeo, che entrerà ufficialmente in vigore a gennaio 2018, include nel Novel Food: grillo e grillo tropicale, locusta africana e americana, tenebrione e tenebrione gigante, buffalo worm, tarma della cera, tarma minore della cera e baco da seta.
Per essere immessi sul mercato questi insetti dovranno essere rigorosamente allevati. Perciò dal prossimo anno in Unione Europea, e quindi anche in Italia, partirà l’allevamento e la commercializzare di questi insetti.
Come troveremo questi “preziosi” animaletti nei supermercati? Al naturale per i più coraggiosi, ma anche sotto forma di farine, altri derivati e persino patatine per i più “schizzinosi”.
Il primo Paese europeo a preparare burger e polpette con insetti come cavallette e anche larve, è stato la Svizzera.
Presto però tutte le delizie che arrivano dalle cucine asiatiche, africane e dell’America Latina, faranno bella mostra di sé anche nei ristoranti italiani.
Al Novel Food, però, non appartengono solo gli insetti ma anche verdure e tante spezie. Certo, questi nuovi alimenti non sono molto conosciuti dalle nostre mamme “ruspanti” affezionate alla cucina tradizionale a base di ragù, arrosto e patate al forno, di sicuro però negli ambienti più trendy e modaioli è da tempo che spopolano.
Tanto è vero che anche Fausto Brizzi nel suo film “Poveri ma Ricchi” con Christian De Sica sottolinea con grande ironia questa “moda” che, a detta della Società Umanitaria di Milano, trova il consenso di quasi il 50% degli italiani.
Però il Novel Food non è un capriccio del momento, dietro l’introduzione di questi alimenti così inusuali per noi occidentali, si nasconde un intento davvero nobile. Spiega Marinella Trovato, segretario generale di Siste, l’associazione che si occupa dell’impiego nei prodotti per la salute e il benessere di piante medicinali, aromatiche e da profumo:
“La sfida è di nutrire il maggior numero di persone utilizzando gli alimenti che abbiano le più alte capacità nutritive, cercando di distribuire questo tipo di alimentazione anche alle popolazioni che in questo momento hanno dei problemi dal punto di vista nutrizionale. Quindi cercare di fare in modo che la globalizzazione anche in termini di alimenti possa essere la più equa e solidale possibile, cercando di coprire tutti i fabbisogni”.
“Che poi – continua la dottoressa Trovato – dietro ci sia un po’ di moda o di suggestione rispetto all’utilizzo di alimenti esotici pensando di trovare qualche soddisfazione maggiore può dare, però dietro c’è un business interessante e una necessità di soddisfare dei fabbisogni alimentari anche da parte di popolazioni che oggi hanno dei problemi dal punto di vista nutrizionale. Un nuovo alimento può dare anche delle risposte in questo senso”.
Ma il food “made in Italy” corre rischi? Dal Siste assicurano di no: “Può essere made in Italy anche il nuovo alimento. Il pomodoro è un nuovo alimento, è un alimento americano, non è nato in Italia, è stato sviluppato in Israele e poi è arrivato in Italia e oggi è un prodotto della tradizione culinaria italiana ed è un prodotto importantissimo per la nostra agricoltura. È solo un esempio e come il pomodoro ce ne possono essere tanti altri”.