Un gruppo di ricercatori multinazionali da Italia e Cina ha realizzato un’indagine che suggerisce che, tra 800.000 e 900.000 anni fa, la popolazione umana è stata sull’orlo dell’estinzione.
La ricerca, che è stata pubblicata nel più recente numero del periodico scientifico Science, solleva nuove questioni riguardo alla storia della Terra. Per arrivare a questa conclusione, gli scienziati hanno analizzato 3.154 genomi umani attuali e utilizzato tecniche di analisi avanzate, tra cui un nuovo strumento chiamato FitCoal. Questo ha permesso loro di costruire un modello che stima le dimensioni delle popolazioni umane in epoche remote, evidenziando un fenomeno noto come “effetto collo di bottiglia“.
Incredibilmente, la ricerca suggerisce che i nostri antenati più remoti sopravvissero a un evento catastrofico che ridusse la popolazione umana a circa 1.280 individui per un periodo di 117.000 anni, dall’anno 930.000 all’813.000 a.C. Questo intervallo di tempo corrisponde a una mancanza di reperti fossili in Africa e Eurasia, fornendo una possibile spiegazione per questa lacuna.
Quale potrebbe essere stato il fattore scatenante di una così drastica riduzione della popolazione?
Gli autori dello studio ipotizzano che un cambio climatico radicale potrebbe essere stato il responsabile. Un’era glaciale avrebbe portato a temperature più fredde, siccità estese e una diminuzione della biodiversità, fattori che avrebbero limitato severamente le risorse necessarie per sostenere una popolazione umana numerosa.
Nonostante questo scenario cupo, la popolazione umana fu in grado di rigenerarsi. Con il miglioramento delle condizioni climatiche e la padronanza del fuoco, si verificò un’espansione demografica, segnando una sorta di “rinascita” dell’umanità.
