L’idea che la civiltà umana possa finire non è più relegata ai film di fantascienza. Un numero crescente di scienziati e filosofi di istituzioni prestigiose sta analizzando concretamente i rischi che corriamo, e le loro conclusioni sono tutt’altro che rassicuranti. Non si tratta di allarmismo, ma di analisi probabilistiche basate sulle minacce che noi stessi abbiamo creato.

Quali sono le reali probabilità di un collasso?
Quando si parla di futuro, le certezze non esistono, ma le stime possono dare un’idea dell’ordine di grandezza del pericolo. Il filosofo Toby Ord, ricercatore all’Università di Oxford e autore del saggio “The Precipice” (Il Precipizio), ha dedicato anni allo studio dei cosiddetti “rischi esistenziali”. La sua conclusione è netta: la probabilità che l’umanità si estingua o subisca un collasso irreversibile entro i prossimi 100 anni è di una su sei.
Questa stima, che Ord descrive come giocare alla roulette russa con una pistola a sei colpi, non deriva da speculazioni casuali. È il risultato dell’analisi cumulata delle minacce attuali, in particolare quelle che emergono dal nostro stesso progresso tecnologico. Come sottolineato nel suo lavoro, siamo entrati in un’era unica e pericolosa, “il Precipizio”, in cui la nostra capacità di distruggerci supera di gran lunga la nostra saggezza nel governarla.
Le minacce più concrete alla nostra sopravvivenza
I pericoli che potrebbero porre fine alla nostra storia sono diversi e spesso interconnessi. Il Global Risks Report del World Economic Forum analizza ogni anno le maggiori criticità, evidenziando come alcune di esse abbiano il potenziale per innescare catastrofi a cascata.
- Guerra Nucleare: Un classico scenario apocalittico che rimane drammaticamente attuale. Nonostante la fine della Guerra Fredda, l’arsenale mondiale conta ancora migliaia di testate nucleari. Un conflitto, anche se inizialmente limitato, potrebbe innescare un “inverno nucleare” con conseguenze devastanti per il clima e l’agricoltura globale.
- Pandemie e Armi Biologiche: La crisi del COVID-19 ha mostrato la vulnerabilità di un mondo interconnesso. Una pandemia naturale più letale o, peggio, un agente patogeno ingegnerizzato e rilasciato deliberatamente, potrebbe avere effetti incalcolabili. I progressi nel campo della biotecnologia, seppur benefici, abbassano la soglia per la creazione di armi biologiche.
- Intelligenza Artificiale: Molti esperti, inclusi i pionieri del settore, hanno firmato dichiarazioni in cui si avverte che “mitigare il rischio di estinzione dovuto all’IA dovrebbe essere una priorità globale”. Il timore non è tanto quello di robot ostili, quanto di una superintelligenza i cui obiettivi non siano allineati con i nostri, o che possa essere usata per sviluppare armi autonome e sistemi di sorveglianza e disinformazione su larga scala.
- Cambiamento Climatico: Il riscaldamento globale non è una minaccia lontana, ma un processo in atto. L’aumento della frequenza e dell’intensità di eventi climatici estremi, il collasso degli ecosistemi e le crisi alimentari e idriche possono destabilizzare le società, generare conflitti e rendere intere aree del pianeta inabitabili.
In conclusione, la questione non è “se” affronteremo una crisi esistenziale, ma come gestire quelle già in corso e prepararci a quelle future. La consapevolezza di questi rischi non deve portare alla paralisi, ma a un senso di urgenza e responsabilità. Il futuro non è scritto e le azioni che intraprendiamo oggi possono ancora spostare le probabilità a nostro favore.
Per approfondire l’analisi dei rischi esistenziali e le strategie per mitigarli, si consiglia la consultazione di fonti autorevoli come il Future of Humanity Institute di Oxford e il Centre for the Study of Existential Risk dell’Università di Cambridge.
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