Ovociti in provetta per la prima volta

VEB

Tramite l’osservazione al microscopio si ottiene la fecondazione artificiale o anche la fecondazione assistita, un processo sperimentato da anni e nato, concettualmente, praticamente nel lontano 1762 a seguito degli esperimenti di Stephan Ludwing Jacobi, oggi si è arrivati alla scoperta rivoluzionaria della coltivazione di ovociti direttamente in laboratorio riuscendo ad arrivare al momento della maturazione totale.

L’inizio degli studi sulla fecondazione artificiale iniziò dalle sperimentazioni di Stephan Ludwig Jacobi, un contadino tedesco che aveva studiato scienze naturali a Marburgo. Egli, nel 1762, fu il primo a fecondare artificialmente delle uova di trote e salmoni, prelevando uova deposte dalle femmine e bagnandoli con il liquido spermatico degli esemplari maschili.

E da allora ne è passata di acqua sotto i ponti: oggi l’inseminazione artificiale consiste nella collocazione di un campione di sperma, previamente trattato in laboratorio, all’interno dell’utero della donna allo scopo di incrementare il potenziale degli spermatozoi e le possibilità di fecondazione dell’ovulo. In questo modo si abbrevia la distanza che separa l’ovulo e lo spermatozoo e si agevola l’incontro tra entrambi i gameti.

L’ovulo, però, è sempre arrivato alla sua maturazione nel corpo femminile, o almeno finora: proprio in queste ore si è infatti avuto notizia di una scoperta rivoluzionaria.

Per la prima volta al mondo, infatti, sono stati coltivati in laboratorio degli ovociti umani fino a completare l’intero processo di maturazione. Per arrivare a un simile esito sono occorsi anni e anni di ricerca che permettessero di trovare il giusto cocktail di sostanze in grado di promuoverne la fecondazione.

I risultati ottenuti sono stati pubblicati su Molecular Human Reproduction e rappresentano un importante passo avanti per una possibile maternità e nuovi sbocchi per la medicina rigenerativa.

Ovociti, per la prima volta sono stati coltivati in provetta

Ovociti per la prima volta sono stati coltivati in provetta

L’esperimento è il frutto di un duro lavoro grazie al quale gli scienziati sono riusciti a replicare il procedimento sperimentato sui topi. Dopo aver prelevato i campioni di tessuto ovarico i ricercatori hanno messo a punto un mix di sostanze capaci di farli crescere e maturare (differenziarsi) fino a diventare ovociti maturi.

«Ora stiamo ottimizzando l’insieme di questi ingredienti e cercando di capire se gli ovociti sono del tutto sani. Aspettiamo anche l’approvazione per poter verificare che possano effettivamente essere fecondati» ha precisato Evelyn Telfer, che ha guidato il team di ricerca.

«L’aspetto relativo al mix di sostanze usate nel terreno di coltura cellulare è quello più interessante dal punto di vista scientifico, anche se apparentemente meno eclatante — commenta Alberto Redi, direttore del Laboratorio di Biologia dello sviluppo dell’università di Pavia—. Questo infatti significa che sono stati identificati elementi essenziali per far scattare i passaggi necessari ad arrivare alla cellula matura». «Si tratta di una nuova e cruciale frontiera nella ricerca biomedica, cioè l’epigenetica — precisa Redi, — vale a dire lo studio di tutto quanto è in grado di influenzare l’espressione dei geni, cioè condizionare il funzionamento del Dna».

La scoperta non rende però entusiasti tutti:  “Utilizzare ovociti creati in laboratorio sarebbe una scelta eticamente condannabile e anche scientificamente pericolosa se finalizzata alla procreazione umana“, ha affermato il presidente vicario del Comitato nazionale di bioetica (Cnb), Lorenzo D’Avack. “Sarebbe eticamente accettabile, invece, un utilizzo a fini di cura di malattie“, ha aggiunto.

Al di là delle considerazioni etiche, la scoperta comunque potrebbe essere utile non soltanto per le donne che combattono ogni giorno con problemi di fertilità ma anche per quelle che soffrono di menopausa precoce. Inoltre, gli ovociti potrebbero rappresentare una banca della fertilità per le donne affette da cancro che vogliono avere figli dopo aver fatto la chemioterapia.

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