L’assalto dei complottisti
I teorici della cospirazione non si fermano mai: prima hanno sostenuto che il volo di Katy Perry nello spazio fosse un effetto speciale, poi hanno insinuato che Blue Origin avesse allestito una finta “apertura della porta” della capsula per ingannare il pubblico. Oggi il loro sospetto riguarda l’assenza di bruciature sul guscio della New Shepard al rientro: “Come mai appare intatto, mentre il Falcon di SpaceX è tutto carbonizzato?”, si chiedono.

Il calore da rientro: come nasce
Quando un veicolo rientra nell’atmosfera terrestre, il riscaldamento è dovuto a due fenomeni principali:
- Compressione dell’aria: davanti all’oggetto si forma uno strato d’aria che si comprime e si scalda rapidamente.
- Attrito aerodinamico: il passaggio del veicolo attraverso gli strati densi genera ulteriore calore.
Più alta è la velocità di rientro, maggiore sarà la temperatura raggiunta sullo scudo esterno.
Orbita vs suborbita: la differenza decisiva
- Rientro orbitale (es. capsule di SpaceX): per restare in orbita servono velocità superiori ai 28.000 km/h. Al rientro queste velocità estreme provocano ustioni intense e bruciature profonde.
- Rientro suborbitale (New Shepard di Blue Origin): la capsula viene sganciata appena oltre la linea di Kármán (100 km), senza raggiungere la velocità orbitale. Il suo rientro avviene a velocità nettamente inferiori, riducendo drasticamente il calore generato.
I “trucchi” degli ingegneri per proteggere le navicelle
Anche nei rientri più caldi le navicelle adottano accorgimenti anti-ustione:
- Forma smussata: un muso arrotondato favorisce la formazione di uno strato di aria calda che non entra in contatto diretto con la superficie.
- Scudi termici ablativi: materiali studiati per evaporare gradualmente, assorbendo e trasportando via il calore.
Blue Origin non affronta temperature estreme grazie al profilo suborbitale, mentre SpaceX e altri veicoli orbitali fanno largo uso di scudi ablativi o riutilizzabili per sopportare picchi di migliaia di gradi.
Conclusione
La mancanza di carbonizzazione sulla capsula Blue Origin non è un indizio di “frode spaziale” ma il risultato di reentry a velocità contenute e di design ingegneristici tarati per missioni suborbitali. Se un giorno progetterai un’astronave, saprai già che il segreto di un rientro sicuro sta nella velocità e nei materiali di protezione termica.