Quando iniziamo a diventare davvero coscienti? È una domanda affascinante che ha impegnato filosofi, psicologi e neuroscienziati per secoli. Una teoria recente — diventata virale grazie a TikTok — propone un’interpretazione intrigante: l’essere umano non “acquisisce” coscienza all’improvviso, ma la sviluppa gradualmente, con un apparente punto di svolta intorno ai 4 o 5 anni. Questo potrebbe anche spiegare perché, con l’avanzare dell’età, il tempo sembra scorrere più in fretta.
Vediamo cosa dice realmente la scienza sullo sviluppo della coscienza nei bambini, e perché i primi ricordi appaiono così tardi e sono spesso confusi.
Il primo ricordo: perché molti iniziano solo intorno ai 4-5 anni?
Chiedi a chiunque di raccontare il proprio primo ricordo. Nella maggior parte dei casi, sarà un frammento vago e sfocato della scuola materna o dell’infanzia. Questo non significa che prima non fossimo coscienti, ma che la memoria esplicita e strutturata (cioè quella che possiamo richiamare consapevolmente) inizia a consolidarsi solo più tardi.
Il neuroscienziato Henry Taylor dell’Università di Birmingham spiega che “alcuni marcatori della coscienza iniziano a emergere attorno ai 3-4 anni”, ma altri continuano a svilupparsi anche successivamente, suggerendo che la coscienza umana si manifesta in più fasi.
I neonati sono già coscienti? Cosa dicono gli studi neuroscientifici
Contrariamente all’idea che la coscienza “scatti” solo in età prescolare, diversi studi scientifici dimostrano che i neonati mostrano già segni misurabili di attività cosciente.
Uno studio pubblicato su Science e condotto da ricercatori francesi ha osservato che bambini anche di appena 5 mesi rispondono agli stimoli esterni con potenziali evento-correlati (ERP), un tipo di attività cerebrale osservata anche negli adulti. Sebbene questa risposta sia più lenta nei neonati, suggerisce comunque una forma primitiva di coscienza.
Un’altra ricerca pubblicata su Trends in Cognitive Sciences propone che la coscienza potrebbe iniziare a svilupparsi già nel terzo trimestre di gravidanza, sostenendo l’idea che l’attività cerebrale fondamentale sia presente fin dalla nascita.
Fonti autorevoli:
I “marcatori della coscienza”: cosa indicano?
I ricercatori identificano alcuni comportamenti chiave come indicatori di consapevolezza nei bambini:
- Memoria esplicita (la capacità di richiamare esperienze passate)
- Controllo intenzionale (agire in modo deliberato verso uno scopo)
- Indicazione gestuale (ad esempio, puntare un oggetto per attirare attenzione)
Secondo il professor Andrew Bremner, anch’egli dell’Università di Birmingham, questi marcatori non emergono tutti nello stesso momento, ma si sviluppano progressivamente in “cluster”, ovvero in gruppi, durante diverse fasi della crescita.
Perché il tempo sembra accelerare con l’età?
Un altro aspetto curioso affrontato dalla teoria virale è la sensazione che il tempo acceleri man mano che invecchiamo. Matt, l’utente TikTok che ha diffuso questa teoria, suggerisce che ciò accade perché con l’età, la mente accumula una maggiore quantità di ricordi, emozioni e informazioni, il che influenza la nostra percezione del tempo.
Questa ipotesi è supportata anche dalla psicologia cognitiva: secondo studi pubblicati su Frontiers in Psychology, il tempo percepito è influenzato dalla densità mnemonica, cioè dal numero di ricordi registrati in un certo intervallo temporale. Più esperienze significative ricordiamo, più un periodo sembra lungo; meno ne abbiamo, più sembra passato in un soffio.
In sintesi: la coscienza è un viaggio, non un interruttore
La sensazione di “diventare coscienti” improvvisamente attorno ai 5 anni è, molto probabilmente, una percezione legata alla comparsa della memoria strutturata, non all’effettivo inizio della coscienza. I neonati, e persino i feti, mostrano segni di consapevolezza rudimentale, ma solo con il tempo il cervello matura abbastanza da permetterci di ricordare, ragionare e costruire un senso stabile del sé.
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