La caduta dei capelli rappresenta da decenni una delle principali preoccupazioni estetiche per milioni di uomini (e donne) in tutto il mondo. Ma una nuova ricerca condotta in Giappone apre le porte a una soluzione promettente, naturale e a basso costo.
Secondo uno studio pubblicato da Rohto Pharmaceutical Co., due estratti vegetali comunemente utilizzati nella medicina tradizionale asiatica si sono dimostrati in grado di stimolare la ricrescita dei capelli. Si tratta della corteccia di Phellodendron e del chinpi, ovvero la buccia essiccata del mandarino. Entrambi gli ingredienti sono facilmente reperibili, economici e privi di effetti collaterali noti.
Il segreto? Stimolare il PlGF, un potente fattore di crescita
Il meccanismo alla base dell’efficacia di questi estratti risiede nell’aumento della produzione del PlGF (Placental Growth Factor), un fattore di crescita placentare già noto per il suo ruolo nella rigenerazione dei tessuti. Quando applicati a cellule della papilla dermica – la zona del follicolo pilifero responsabile della crescita – la corteccia di Phellodendron ha aumentato la produzione di PlGF di 2,1 volte, mentre il chinpi ha raggiunto un incremento del 2,2 rispetto al gruppo di controllo.
“Gli estratti di Phellodendron e chinpi si sono dimostrati efficaci nello stimolare il PlGF, aprendo possibilità non solo per il trattamento della calvizie, ma anche per la crescita delle ciglia e dei peli in altre aree del corpo”, ha dichiarato il team di Rohto Pharmaceutical, citato da The Japan Times.
Una soluzione accessibile e sostenibile
Uno degli aspetti più incoraggianti di questa scoperta è la disponibilità globale degli ingredienti: il Phellodendron è diffuso nelle aree tropicali dell’Asia e utilizzato da secoli nella fitoterapia, mentre il chinpi è parte integrante della medicina cinese ed è ricavato da scorze di agrumi, facilmente reperibili ovunque.
Questi risultati confermano la tendenza crescente della scienza medica a riscoprire i rimedi naturali e a sfruttare i loro principi attivi attraverso tecnologie moderne. Al momento, ulteriori studi clinici sono in corso per validare l’efficacia su scala più ampia e trasformare questa scoperta in un trattamento dermatologico disponibile sul mercato.
La medicina moderna guarda all’Oriente
Questo studio si inserisce in un contesto più ampio in cui anche la medicina occidentale comincia a riconoscere i benefici delle soluzioni tradizionali. Un rapporto pubblicato su Nature Reviews Drug Discovery sottolinea come sempre più farmaci traggano ispirazione dalla farmacopea asiatica.
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