Una straordinaria scoperta nel nord di Israele sta ridisegnando la mappa storica della Galilea ai tempi dell’Impero Romano, offrendo un contesto nuovo e tangibile ai racconti biblici. Gli archeologi hanno portato alla luce un’iscrizione di 1.700 anni fa che non solo conferma la profonda influenza di Roma nella regione, ma svela anche l’esistenza di due città finora sconosciute.

L’iscrizione che cambia la storia
Nel sito archeologico di Abel Beth Maacah, situato nell’Alta Galilea, è stata ritrovata una lastra di pietra vulcanica con iscrizioni in greco. Come riportato da importanti testate internazionali come il Jerusalem Post, il reperto risale a circa 1.720 anni fa. L’iscrizione menziona l’imperatore romano Cesare Marco Aurelio Severo Alessandro e nomina quattro amministratori romani, dimostrando una struttura burocratica ben definita.
La vera rivelazione, però, risiede in altri due nomi incisi sulla pietra: Tirathas e Golgol. Si tratta di due città che non compaiono in nessun altro documento storico conosciuto. La pietra indica che questi centri urbani erano sotto il diretto controllo amministrativo di Roma, suggerendo che il dominio romano tra il 63 a.C. e il 135 d.C. fosse molto più capillare e organizzato di quanto si pensasse in precedenza. Questa presenza implicava una gestione diretta del territorio, dalla riscossione delle tasse all’imposizione delle leggi, influenzando la vita quotidiana delle popolazioni locali, comprese le comunità ebraiche.
Un contesto storico per i racconti del Nuovo Testamento
La localizzazione della scoperta è di fondamentale importanza. Abel Beth Maacah si trova nella stessa regione, la Galilea, dove il Nuovo Testamento ambienta molti degli episodi della vita di Gesù, inclusa la celebre narrazione della camminata sulle acque del Mar di Galilea. Questo ritrovamento, pur non provando gli eventi biblici, fornisce una cornice storica incredibilmente dettagliata. Dimostra che il paesaggio in cui si muoveva Gesù era profondamente segnato dalla presenza e dall’amministrazione romana.
Il team di archeologi, di cui fanno parte studiosi della Azusa Pacific University e della Hebrew University di Gerusalemme, sta ora lavorando per comprendere la natura e l’estensione di queste città perdute, come dettagliato anche dalla rivista scientifica Live Science.
Il mistero di Tirathas e Golgol
L’identità di queste due città è al centro di un affascinante dibattito accademico. Per Golgol, gli esperti ipotizzano un possibile collegamento linguistico o geografico con luoghi biblici di grande importanza:
- Gilgal: il luogo dove gli Israeliti si accamparono per la prima volta dopo aver attraversato il fiume Giordano, menzionato nel Libro di Giosuè.
- Golgota: il sito della crocifissione di Gesù a Gerusalemme.
Per quanto riguarda Tirathas, una delle teorie suggerisce una corrispondenza con “Turritha”, una località menzionata in documenti libanesi del XIX secolo, ma le prove sono ancora da consolidare.
Questa scoperta si inserisce in un quadro più ampio di recenti e significativi ritrovamenti archeologici nella regione, come un amuleto del “Sigillo di Salomone” di 1.500 anni fa e un santuario di 3.000 anni fa nella Città di Davide a Gerusalemme, forse legato al re Ezechia.
In conclusione, la pietra di Abel Beth Maacah è molto più di un semplice reperto. È una capsula del tempo che collega imperatori romani, città scomparse e la complessa macchina amministrativa che governava la Terra Santa, offrendoci uno sguardo senza precedenti sulla realtà storica che ha fatto da sfondo a eventi che hanno plasmato il mondo.
Mi occupo di fornire agli utenti delle news sempre aggiornate, dal gossip al mondo tech, passando per la cronaca e le notizie di salute. I contenuti sono, in alcuni casi, scritti da più autori contemporaneamente vengono pubblicati su Veb.it a firma della redazione.