Ogni giorno, uno o due satelliti Starlink rientrano e bruciano nell’atmosfera terrestre. Questo non è un mistero, ma un dato di fatto: SpaceX sta deorbitando costantemente i suoi apparecchi e il numero è destinato a salire con l’espansione della costellazione. Ma cosa significa questo ciclo di “incenerimento” per il nostro pianeta? Secondo l’astrofisico di Harvard, Jonathan McDowell, sebbene Starlink abbia una strategia per mitigare il rischio di detriti spaziali, potremmo trovarci di fronte a un problema ben più grave della temuta Sindrome di Kessler. La preoccupazione non è solo lo spazio, ma anche l’aria che respiriamo.

Il Vero Pericolo: Rientro Controllato o Rischio Kessler?
Quando si parla di inquinamento orbitale, il pensiero corre subito alla Sindrome di Kessler, lo scenario catastrofico in cui una reazione a catena di collisioni rende l’orbita terrestre inutilizzabile. Tuttavia, l’attuale strategia di Starlink punta a un de-orbitamento attivo e all’evitamento delle collisioni.
I satelliti Starlink, che operano a quote relativamente basse (sotto i 600 km), vengono spinti con i propulsori verso un’orbita così bassa da essere catturati dalla resistenza atmosferica, bruciando in un rientro che McDowell definisce “incontrollato ma assistito”.
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Nonostante queste precauzioni, i rischi non scompaiono. McDowell sottolinea che un singolo evento anomalo, come una tempesta solare, potrebbe neutralizzare un intero gruppo di satelliti, creando improvvisamente una quantità massiccia di detriti. Se l’intera costellazione prevista di 30.000 satelliti fosse a regime e anche solo l’1% smettesse di funzionare, 300 grandi satelliti potrebbero spingere rapidamente l’orbita terrestre bassa (LEO) verso il punto di non ritorno di Kessler.
L’Inceneritore Atmosferico: Un Punto Cieco Pericoloso
Se la Sindrome di Kessler rappresenta il blocco dello spazio, l’incenerimento dei satelliti nell’alta atmosfera è una minaccia diretta e sottovalutata per la Terra. Bruciare quotidianamente materiali esotici nell’aria è un esperimento di massa con effetti ignoti. L’astrofisico McDowell è estremamente preoccupato per gli impatti che l’utilizzo dell’alta atmosfera come “inceneritore” può avere sul nostro clima e sulla salute del pianeta.
I dati iniziano a fornire i primi allarmi: secondo la National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) degli Stati Uniti, circa il 10% delle particelle di aerosol nella stratosfera contiene alluminio e metalli esotici, ritenuti provenienti da razzi e satelliti. La NOAA stima che con l’aumento dei lanci e dei rientri, questa percentuale potrebbe salire fino al 50%.
Le ricerche sugli effetti a lungo termine sono ancora poche e le conclusioni sono contrastanti, passando da un “problema irrilevante” a “siamo già nei guai”. Questa enorme incertezza scientifica rende il problema particolarmente inquietante. McDowell è chiaro: la situazione è poco chiara e questo genera fondato timore.
Mentre Starlink opera in orbite relativamente gestibili, le preoccupazioni maggiori riguardano i piani di altre nazioni, come la Cina, che intendono collocare costellazioni anche sopra i 1.000 chilometri. A quelle altitudini, l’atmosfera impiegherebbe secoli per abbassare i satelliti, rendendo qualsiasi guasto una minaccia di detriti quasi permanente.
In sintesi, la gestione dei satelliti Starlink è cruciale. Se il loro de-orbitamento attivo sembra mitigare il rischio immediato di Kessler, il costante incenerimento atmosferico dei detriti rappresenta una nuova, grave incognita ambientale. La comunità scientifica è chiamata a intensificare la ricerca prima che sia troppo tardi.
Per approfondire i dati e i rischi del traffico spaziale, consigliamo:
- Agenzia Spaziale Europea (ESA) – European Space Debris Office
- NASA – Orbital Debris Program Office
FAQ – Domande Frequenti su Starlink e Detriti
Q: Quanti satelliti Starlink rientrano in media nell’atmosfera ogni giorno?
R: Attualmente, SpaceX deorbita circa uno o due satelliti Starlink al giorno. Con l’espansione della costellazione prevista fino a circa 30.000 unità, si stima che questo numero potrebbe aumentare fino a circa cinque rientri quotidiani, con un ciclo di sostituzione di circa cinque anni.
Q: La Sindrome di Kessler è il rischio maggiore dovuto a Starlink?
R: Non immediatamente. L’astrofisico McDowell ritiene che il rischio più grave sia l’inquinamento atmosferico dovuto ai satelliti in fiamme. La Sindrome di Kessler è mitigata dalle manovre attive dei satelliti Starlink, ma un guasto di massa inaspettato potrebbe comunque causare un punto di non ritorno.
Q: Cosa sono i metalli esotici ritrovati nella stratosfera?
R: Sono particelle di alluminio e altri metalli rari provenienti dalla combustione dei satelliti e dei razzi durante il rientro atmosferico. La NOAA ha rilevato che questi materiali costituiscono già circa il 10% degli aerosol nella stratosfera, sollevando preoccupazioni per i potenziali impatti ambientali e climatici.
Q: I piani di altre costellazioni sono più preoccupanti?
R: Sì, in parte. Secondo Jonathan McDowell, i piani di alcune costellazioni, come quelle proposte dalla Cina, che voleranno ad altitudini superiori ai 1.000 km, sono fonte di maggiore allarme. A quelle quote, la resistenza atmosferica è minima e un satellite guasto rimarrebbe un detrito per secoli, aumentando drasticamente il rischio Kessler.
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