Una recente analisi della superficie lunare ha portato alla luce una scoperta affascinante e potenzialmente rivoluzionaria: una struttura rettangolare nascosta sotto l’Oceano delle Tempeste, uno dei bacini più estesi della Luna. Lo studio, basato sui dati ad alta precisione forniti dalla missione GRAIL della NASA (Gravity Recovery and Interior Laboratory), potrebbe riscrivere la storia geologica del nostro satellite.

Cosa ha scoperto la missione GRAIL?
Lanciata nel 2011, la missione GRAIL aveva l’obiettivo di mappare con precisione la gravità della Luna. Grazie a due sonde gemelle, Ebb e Flow, è stato possibile ottenere mappe dettagliate della distribuzione della massa sotto la superficie lunare. Proprio queste mappe hanno svelato una sorprendente rete di faglie rettangolari sotto l’area nota come Oceanus Procellarum (in italiano, Oceano delle Tempeste).
Secondo la NASA, questi modelli geometrici non sono casuali, ma indicano un’origine interna, legata a processi di raffreddamento della crosta lunare (NASA Jet Propulsion Laboratory).
Oceanus Procellarum: impatto o attività vulcanica?
Per decenni si è pensato che Oceanus Procellarum fosse il risultato dell’impatto di un gigantesco asteroide. Tuttavia, i dati GRAIL suggeriscono una nuova interpretazione: questa vasta pianura si sarebbe formata in seguito al raffreddamento di enormi colate laviche avvenute miliardi di anni fa, durante l’infanzia geologica della Luna.
Jeffrey Andrews-Hanna, scienziato planetario presso la Colorado School of Mines, ha spiegato:
“Grazie a GRAIL possiamo osservare dettagli della Luna che erano totalmente invisibili fino a pochi anni fa. Questo ci offre una nuova prospettiva sui processi tettonici e vulcanici del passato.”
Una struttura artificiale? Le teorie alternative
Come accade per molte scoperte fuori dall’ordinario, non mancano le ipotesi speculative. Alcuni ricercatori non convenzionali sostengono che la regolarità della struttura rettangolare e la presenza, secondo alcune analisi, di elementi rari come titanio, uranio-236 e nettunio-237, possano indicare una origine non naturale della Luna.
Secondo queste teorie, la crosta lunare visibile nasconderebbe una struttura cava o artificiale profonda circa 32 chilometri. Tuttavia, tali ipotesi non trovano al momento conferme nella letteratura scientifica ufficiale, e restano parte del dibattito para-scientifico.
Secondo la rivista Nature Geoscience, la formazione di Oceanus Procellarum può essere pienamente spiegata attraverso fenomeni di contrazione termica e la presenza di dicchi magmatici verticali (Andrews-Hanna et al., 2014).
Conclusioni: una Luna meno “morta” di quanto pensassimo
Questa scoperta rafforza l’idea che la Luna, oggi apparentemente inattiva, abbia vissuto un passato molto più dinamico di quanto immaginato. Le strutture rettangolari emerse dai dati di GRAIL aprono nuove strade nella ricerca planetaria e ci invitano a rivalutare la complessità interna del nostro satellite naturale.
Inoltre, queste evidenze rappresentano una base preziosa per future missioni lunari, sia robotiche che umane, che potrebbero esplorare in dettaglio la struttura interna della Luna.
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