Dopo un anno intero di discussioni una legge non è ancora pronta e probabilmente ce ne sarà ancora di strada da fare, qui nella nostra cattolicissima Italia, per accettare una cosa del genere.
Il riferimento è al suicidio assistito, di cui si sta tanto discutendo da mesi: ma di cosa si tratta?
Il suicidio assistito è l’aiuto medico e amministrativo portato a un soggetto che ha deciso di morire tramite suicidio.
Fondamentale è il ruolo del medico, che però arriva fino alla prescrizione o alla fornitura del farmaco ma non interviene direttamente nel provocare la morte della persona: è la persona stessa a decidere quando morire.
Il soggetto che sceglie di morire assume in totale autonomia le sostanze che portano ad addormentarsi e rapidamente a morire.
Molti confondono questa pratica con l’eutanasia, ma la differenza è lampante: nell’eutanasia è il medico che provoca direttamente la morte, o iniettando sostanze e farmaci letali al paziente o semplicemente smettendo di curare e staccando i macchinari.
Finora il suicidio assistito è stato considerato un reato dalla legge italiana ed è equiparato alla istigazione o aiuto al suicidio, ma una recentissima sentenza della Consulta è arrivata a scompigliare le carte in tavola, auspicando al più presto un intervento normativo.
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