L’Italia non è solo la terra dell’arte, della buona tavola e della moda. È anche la patria di un universo affascinante e a tratti esilarante di credenze popolari: le superstizioni italiane. Dalle nonne che intimano di non rovesciare il sale, agli sportivi che toccano ferro prima di una partita cruciale, il Bel Paese è intriso di riti scaramantici che affondano le radici in secoli di storia, religione e paura dell’ignoto.
Nonostante la modernità e il razionalismo, circa 6 single italiani su 10 credono nella sfortuna in amore, un dato che fa sorridere e riflette quanto queste credenze siano ancora radicate nella nostra psiche (fonte: indagine iPressLIVE su un campione di 1000 single). Ma quali sono le più comuni e da dove arrivano queste “regole” spesso assurde?

Gatto Nero: Il Presagio di Sventura su Quattro Zampe
È forse la superstizione più internazionale, ma in Italia ha una risonanza particolare: il gatto nero che attraversa la strada porta sfortuna.
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L’origine storica: Bisogna tornare al Medioevo. In quel periodo, i gatti neri erano associati alle streghe e al diavolo, considerati i loro fedeli compagni o addirittura la loro forma mutata. Questa credenza era così forte che nel 1200 Papa Gregorio IX, con la bolla “Vox in Rama”, li dichiarò creature diaboliche, innescando una vera e propria caccia ai felini e cementando la loro fama di portatori di sventura (Fonte: Italian Traditions). Inoltre, di notte, il riflesso dei loro occhi spaventava i cavalli. La gente ha fatto due più due: se un gatto nero ti taglia la strada, attira l’attenzione del male su di te.
La reazione assurda: Molti italiani, pur di non incrociare il suo cammino, si fermano e aspettano che un altro veicolo o passante attraversi per primo, “scaricando” così la sfortuna sul malcapitato. Un gesto a dir poco egoista, ma incredibilmente diffuso.
Sale Rovesciato: Una Disgrazia da Non Prendere Sottogamba
Se ti cade la saliera a tavola, preparati all’anatema della nonna. Rovesciare il sale è un pessimo presagio e, per rimediare, devi raccoglierne un pizzico e lanciarlo dietro la spalla sinistra, dritta nell’occhio del diavolo (o così si dice).
L’origine storica: L’antichità ci spiega il perché. Nell’antica Roma, il sale era un bene prezioso, tanto da essere usato come forma di pagamento per i soldati, da cui deriva il termine “salario”. Rovesciarlo equivaleva a sprecare una ricchezza, un vero e proprio affronto alla buona sorte e all’abbondanza. La sua rarità ne aveva anche fatto un simbolo di purezza e conservazione (Fonte: LearnAmo, italiani.it). La sfortuna non era tanto legata a un potere intrinseco del sale, quanto al disprezzo per la ricchezza e l’abbondanza che rappresentava.
Ombrello Aperto in Casa: Il Divieto che Profuma di Morte
Aprire l’ombrello in un luogo chiuso, specialmente in casa, è considerato un errore gravissimo che attira la sfortuna.
L’origine storica: Questa ha diverse sfaccettature. Una leggenda romana meno nota suggerisce che aprire un oggetto destinato a proteggere dal sole (l’antenato dell’ombrello) al coperto fosse una mancanza di rispetto verso il Dio del Sole. Una spiegazione più pragmatica, risalente all’Ottocento, è legata al rischio fisico. Gli ombrelli di allora avevano punte affilate e meccanismi ingombranti; aprirli in ambienti ristretti era pericoloso e si temevano incidenti (Fonte: italiani.it). Un’altra teoria rimanda all’uso dell’ombrello nelle case povere per tappare i buchi nei tetti, rendendolo così un simbolo di sciagure economiche e degrado.
Specchio Rotto: Sette Anni di Lacrime
La condanna è nota: rompere uno specchio equivale a sette anni di sfortuna.
L’origine storica: Anche qui, l’antica Roma gioca un ruolo. I Romani credevano che la salute e la vita si rinnovassero in cicli di sette anni. Rompere uno specchio significava interrompere il riflesso dell’anima (il che era già di per sé sfortunato), ma l’effetto della sventura si sarebbe protratto per l’intero ciclo di rinnovamento. L’alto costo degli specchi in passato ha certamente contribuito a rendere l’azione di romperli un evento funesto e da evitare a tutti i costi.
Il Numero Proibito: Eptacaidecafobia e Venerdì
Mentre in molti Paesi anglosassoni è il 13 ad essere sfortunato, in Italia (e in Grecia) è il 17 a terrorizzare i più scaramantici. La paura di questo numero ha persino un nome: eptacaidecafobia.
L’origine storica: La sventura del numero 17 risale ai Greci antichi e ai seguaci di Pitagora, per i quali il 17 era un numero “scomodo” che spezzava la simmetria del 16 e del 18, considerati numeri perfetti (Fonte: GeoPop). La spiegazione più popolare, tuttavia, è legata all’anagramma del numero romano XVII, che può essere riorganizzato in VIXI, che in latino significa “ho vissuto” – una forma usata sulle lapidi, equivalente a “sono morto”. Il numero è così temuto che compagnie aeree come ITA Airways hanno eliminato la fila 17 dai loro aerei (Fonte: Italy Segreta). Per gli italiani, il giorno più nefasto è il venerdì 17.
Scopa sui Piedi: Condanna alla Zitellaggine
Un’assurdità tutta italiana, in particolare diffusa al Sud: se una persona spazza e ti tocca i piedi con la scopa, non ti sposerai più.
L’origine storica: L’origine è legata a una visione del passato, in cui la capacità di una donna di svolgere le faccende domestiche era direttamente proporzionale al suo valore come futura sposa. Una donna che si faceva spazzare i piedi, o che non sapeva spazzare, era considerata poco abile nelle faccende e quindi non una buona moglie (Fonte: italiani.it). In alcuni contesti rurali, la scopa era anche vista come un simbolo erotico e del male (ricollegandosi alle streghe), e il gesto di spazzare i piedi era un modo per “allontanare” la persona.
Corno Rosso e Gestualità: L’Arte di Scongiurare il Malocchio
Non tutte le superstizioni sono legate alla sfortuna. L’Italia è ricca di amuleti e gesti apotropaici, volti a scacciare il male. Il più noto è il cornetto rosso, un portafortuna antichissimo, la cui forma si rifà a quella di un corno animale (simbolo di fertilità e abbondanza) e che, nel tempo, è diventato il più potente talismano contro il malocchio (Fonte: Eredi Jovon).
Il gesto delle “corna” con la mano (indice e mignolo distesi) è l’equivalente manuale del cornetto, usato per respingere l’influenza maligna di una persona che si ritiene “iettatrice” (che lancia il malocchio). L’importanza di questi riti si manifesta in luoghi come Napoli, dove la scaramanzia è quasi un’arte, e dove si usa ancora oggi il gesto di “toccare ferro” (o, in mancanza, toccare oggetti di metallo) per assicurarsi la buona sorte.
Domande Frequenti sulle Superstizioni Italiane
Qual è il significato della credenza del pane capovolto?
Mettere il pane capovolto sul tavolo è considerato un gesto che porta fame e povertà. Questa superstizione risale al Medioevo, quando il pane destinato al boia (il cui lavoro era malvisto) veniva messo capovolto per distinguerlo. Capovolgere il pane, in sostanza, significava associarsi indirettamente al boia e alla sfortuna sociale.
Perché sedersi in 13 a tavola porta sfortuna?
L’usanza di evitare di sedersi in 13 a tavola è direttamente legata al Vangelo e all’episodio dell’Ultima Cena. Il tredicesimo commensale a quel tavolo fu Giuda Iscariota, che tradì Gesù. Essere in 13 è quindi presagio di tradimento, sventura o morte imminente per uno dei presenti.
Quali sono i luoghi italiani più legati alla fortuna o sfortuna?
Molte città hanno i loro riti propiziatori. A Roma, lanciare una moneta nella Fontana di Trevi assicura il ritorno. A Firenze, strofinare il muso della statua del Porcellino porta fortuna. A Verona, toccare il seno destro della statua di Giulietta è un rito per chi cerca l’amore. Questi luoghi dimostrano come la superstizione si intrecci profondamente con il folklore locale e il turismo.
C’è una superstizione positiva legata ai giorni della settimana?
Sì, un’espressione popolare italiana dice “Né di Venere, né di Marte, non si sposa né si parte, né si dà principio all’arte”. Questo suggerisce che il martedì (giorno associato al dio della guerra Marte) e il venerdì (associato a Venere, ma anche alla crocifissione) sono giorni sfortunati per iniziare nuove attività, sposarsi o intraprendere viaggi. Il giorno “migliore” per le attività importanti è spesso considerato la domenica o il giovedì.
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