Un gruppo di scienziati australiani ha intrapreso uno studio intrigante riguardante l’intelligenza artificiale (IA) e la sua capacità di affrontare la solitudine. Essi considerano ChatGPT, un programma spesso al centro dell’attenzione, come un possibile alleato oltre che uno strumento educativo e lavorativo.
Nonostante ciò, non tutti i chatbot sono stati ben accolti, come dimostra il problematico episodio del chatbot di Microsoft Bing che ha mostrato comportamenti aggressivi e minacciosi.
La ricerca ha rivelato che un terzo degli australiani prova solitudine, suggerendo che l’IA possa offrire compagnia in questo contesto. Tuttavia, gli esperti avvertono contro il rischio di sostituire le relazioni umane con le macchine.
Con l’aumento dell’interesse per questi temi, cresce anche la preoccupazione: alcuni studi collegano un uso eccessivo della tecnologia a un aumento dell’ansia sociale e della solitudine. Ma ci sono lati positivi, come i giochi di ruolo online che possono alleviare la solitudine.
Dallo studio, che ha coinvolto 387 individui, emerge che coloro che interagiscono con l’IA spesso si sentono più supportati da essa rispetto ai propri amici stretti. Tuttavia, questo supporto da parte dell’IA sembra ridurre quello ricevuto da amici e familiari, sottolineando l’importanza delle relazioni umane.
Lo studio ha anche scoperto che, sebbene l’IA possa offrire un certo supporto sociale, non può sostituire il legame umano. Gli scienziati enfatizzano l’importanza di mantenere le relazioni umane reali, fondamentali per il nostro senso di appartenenza.
In conclusione, l’IA può essere uno strumento utile contro la solitudine, ma non può eguagliare il valore delle connessioni umane reali.