Tubercolosi, per Matteo Salvini i migranti continuano a portarci epidemie

VEB

La salute pubblica e la sua salvaguardia sono temi sensibilissimi, che vanno affrontati con cognizione di causa, senza abbandonarsi al becero populismo.

Da anni, nella lotta contro “l’invasione” dei migranti nel nostro paese, si suole puntare il dito contro di loro come vettori delle malattie più svariate: ma cosa c‘è di vero e quale pericolo corriamo veramente?

In linea di massima, gli esperti sono sempre stati chiari sul punto: i migranti non ci stanno portando malattie infettive. Le persone che sbarcano sono sane, se non qualche episodio di scabbia e poco altro, ma solo molto vulnerabili, vivendo in condizioni di povertà e di non inclusione sociale.

Per di più, il sistema di sorveglianza sanitaria nel nostro paese è solido: chi sbarca, ma anche chi vive nei centri di accoglienza di diverso tipo, è comunque controllato ed eventualmente curato.

Secondo l’Oms “i problemi di salute di rifugiati e migranti sono simili a quelli del resto della popolazione, mentre il rischio di importazione di agenti infettivi esotici e rari è estremamente basso e quando si verifica riguarda viaggiatori regolari, turisti oppure operatori sanitari, più che rifugiati o migranti”.

“La percentuale di migranti che arrivano in stato di salute compromesso è compresa tra il 2 e il 5 per cento, e si tratta di patologie dell’apparato cardiocircolatorio, mentale o legate allo stato di gravidanza, ma per lo più sono ferite dovute a incidenti”, si legge sul sito dell’Unhcr, che cita un rapporto di Medici per i diritti umani. I migranti ricoverati per malattie infettive sono solo una piccolissima parte, una delle ultime cause di ricovero.

Naturalmente qualche caso c’è, ed è proprio questo che balza agli onori della cronaca, spinto dai proclami politici che in questi casi non mancano mai.

Stavolta un migrante malato è in fuga e il ministro Matteo Salvini subito ha lanciato un sos tubercolosi, malattia, sostiene, che “in Italia è tornata a diffondersi: gli italiani pagano i costi sociali e sanitari di anni di disastri e di invasione senza regole e senza controlli”.

Nel commentare, il leghista condivide il link ad un articolo che rimanda a quanto successo in provincia di Vicenza. Qui un migrante affetto da tubercolosi è scappato dal centro di accoglienza che lo ospitava. E subito si è scatenato il panico. Anche perché nel 2018 i casi registrati sono già stati 40.

“Ce l’ho messa e ce la metterò tutta per invertire la rotta”, promette quindi Salvini.

Pronta però è la replica della Società italiana di Medicina delle migrazioni (Simm) che precisa come nel nostro Paese non vi sia “alcuna epidemia di Tbc legata ai migranti”.

Le dichiarazioni del leghista sono state anche criticare dal direttore di Malattie infettive del policlinico Gemelli di Roma, Roberto Cauda: “Non assistiamo in questo momento a un aumento dei casi, almeno in Italia, di tubercolosi. I dati non vanno in questa direzione”, ha detto. Ammettendo però che “se ci fossero delle situazioni particolari, come la povertà o il sovraffollamento, potrebbero in linea teorica contribuire ad una recrudescenza della tubercolosi”.

Dopo quella dei medici, è arrivata anche la rassicurazione della Prefettura. “Sotto l’aspetto sanitario non c’è nulla da temere. Abbiamo accertato che il servizio di igiene sanità pubblica dell’Ulss ha già avviato controlli specifici sulle persone che nei giorni scorsi sono state a contatto con questa persona. Il protocollo è stato rispettato come da normativa”, ha detto il viceprefetto vicario di Vicenza Lucio Parente riferendosi al migrante che si è allontanato da Sandrigo. “Allo stesso tempo – ha aggiunto – abbiamo interessato tutte le forze di polizia, a cui abbiamo segnalato l’allontanamento dello straniero che al momento risulta irreperibile”.

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