Tumore al pancreas come aumentare le speranze di vita

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Il tumore del pancreas (o neoplasie del pancreas) si manifesta quando alcune cellule che costituiscono l’organo si moltiplicano senza controllo. Il pancreas è una ghiandola situata nell’addome, tra lo stomaco e la colonna vertebrale, di circa 15 centimetri di lunghezza, divisa in tre parti: testa (destra), corpo (centrale) e coda (sinistra).

Il pancreas produce diversi ormoni molto importanti tra i quali l’insulina, che regola il livello degli zuccheri nel sangue, e vari enzimi che consentono la digestione da parte dell’intestino. Questi sono trasportati da appositi dotti attraverso il pancreas e poi nei dotti biliari, che li veicolano all’intestino.

Circa il 70% dei tumori del pancreas si sviluppa nella testa dell’organo, e la maggior parte di questi ha origine nei dotti che trasportano gli enzimi della digestione.

Nelle fasi iniziali, un tumore nel pancreas di solito non causa alcun sintomo, fatto che purtroppo lo può rendere difficile da diagnosticare.

Sintomi più chiari (variabili a seconda della zona del pancreas dove ha avuto inizio il tumore) compaiono quando il tumore ha iniziato a diffondersi agli organi vicini o ha bloccato i dotti biliari.

Possono così manifestarsi perdita di peso e di appetito, ittero (colorazione gialla della pelle), dolore nella parte superiore dell’addome o nella schiena, debolezza, nausea o vomito. Infine, una percentuale di malati che va dal dieci al venti per cento può essere anche colpita da diabete, dovuto all’incapacità delle cellule malate di produrre insulina.

Tumore al pancreas come aumentare le speranze di vita

Tumore al pancreas come aumentare le speranze di vita

Il fumo di sigaretta, anche passivo, è il fattore di rischio in assoluto più associato alla probabilità di sviluppare un carcinoma pancreatico: i fumatori presentano un rischio di incidenza da doppio a triplo rispetto ai non fumatori. Patologie come pancreatite cronica, diabete mellito, oppure una pregressa gastrectomia rappresentano fattori di rischio. Ci sarebbe anche una moderata familiarità a incidere nella manifestazione clinica, ma i geni responsabili della neoplasia non sono stati ancora completamente identificati.

Le opzioni terapeutiche attualmente disponibili per il trattamento del cancro del pancreas sono chirurgia, radioterapia, chemioterapia.

Le operazioni chirurgiche, molto impegnative, sono associate a una mortalità che può arrivare al 10 per cento e non sono sempre possibili, dato che la malattia si diffonde con rapidità.

Eppure una recente ricerca dà una speranza in più, anche ai casi più gravi:  la chemioterapia fatta prima dell’intervento chirurgico aumenta notevolmente la sopravvivenza di pazienti operati per tumore al pancreas.

A dirlo uno studio clinico indipendente e tutto italiano coordinato dall’Irccs Ospedale San Raffaele e pubblicato sulla rivista The Lancet Gastroenterology & Hepatology.

«Sebbene la chirurgia sia un’arma molto efficace per il tumore al pancreas, la guarigione può essere compromessa dalla presenza di micrometastasi, cioè metastasi troppo piccole per essere evidenziate» spiega il dottor Gianpaolo Balzano, chirurgo del pancreas dell’IRCCS Ospedale San Raffaele, che continua: «L’unico trattamento efficace per combattere le micrometastasi è la chemioterapia. Tuttavia, quando applichiamo il trattamento standard e operiamo il paziente, l’inizio della chemioterapia viene posticipato di alcuni mesi per consentire al malato di riprendersi dall’intervento. Inoltre, molti pazienti non possono cominciarla affatto per possibili complicanze o difficoltà nella ripresa postoperatoria».

«Questo studio è l’avvio di una vera e propria rivoluzione nel trattamento del tumore del pancreas operabili» afferma il dottor Michele Reni, oncologo dell’IRCCS Ospedale San Raffaele e primo autore della ricerca. «Nei pazienti trattati prima dell’intervento con il cocktail di farmaci abbiamo osservato una sopravvivenza a cinque anni del 49%. La percentuale scende al 24% nel gruppo che aveva ricevuto lo stesso cocktail chemioterapico dopo l’intervento e al 13% nei pazienti che avevano ricevuto il trattamento standard, cioè la chirurgia seguita da chemioterapia con un solo farmaco».

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