Gli amanti di cani spesso argomentano nei confronti degli amanti dei felini che i loro animali domestici preferiti sono superiori in quanto più espressivi emotivamente. Tuttavia, recenti scoperte gettano nuova luce su questa affermazione.
Ricerche portate avanti all’Università della California hanno rivelato che i gatti posseggono un ricco repertorio di mimiche facciali. Sono stati identificati ben 276 segnali facciali distinti che i gatti utilizzano per comunicare, un numero notevole se messo a confronto con le 357 espressioni riscontrate negli scimpanzé, secondo studi evidenziati dalla BBC.
In uno studio pubblicato sulla rivista “Behavioral Processes”, condotto dalla principale autrice Lauren Scott e dalla sua squadra, si è scoperto che le espressioni facciali feline condividono alcune somiglianze con quelle umane, suggerendo che ciò possa essere il frutto di diecimila anni di convivenza.
Durante l’osservazione di gatti in un cat café per un totale di 194 minuti nei mesi estivi, il team di ricerca, compreso la biologa evoluzionista Brittany Florkiewicz, ha notato che ogni espressione felina era un insieme di 26 movimenti facciali distinti.
Movimenti come l’apertura della bocca, il lampeggio delle palpebre, le dimensioni variabili delle pupille, il movimento dei baffi e il leccarsi il naso, insieme alla posizione delle orecchie, erano tra questi. In confronto, si stima che gli esseri umani siano capaci di 44 espressioni facciali uniche e i cani 27.
Delle mimiche osservate, il 45% erano di natura amichevole, mentre il 37% mostrava aggressività o arrabbiatura. Il rimanente 18% presentava segnali ambigui. Questo potrebbe indicare che i gatti nel cat café o non si comportano bene nella maggior parte delle situazioni oppure non gradiscono essere filmati. Tra le espressioni amichevoli, alcune rassomigliano a quelle “giocose” osservate negli umani, nelle scimmie e nei cani, con la bocca tirata all’indietro e la mascella aperta.
Gli studiosi non sono ancora riusciti a decifrare il significato dietro questi segnali, ma i risultati dello studio promettono di migliorare la comprensione del comportamento felino da parte dei proprietari e del personale dei rifugi.
