Nel 1998, Felicia “Licia” Gayle, una giornalista del St. Louis Post-Dispatch, fu brutalmente assassinata a coltellate nella sua casa di St. Louis. Marcellus Williams, accusato del delitto, ha sempre dichiarato la propria innocenza, sostenendo di non essere coinvolto nel crimine.
L’indagine iniziale raccolse numerose prove, comprese tracce di DNA, che avrebbero dovuto scagionarlo. Tuttavia, nonostante queste evidenze, Williams venne condannato a morte nel 2001 e ha trascorso oltre vent’anni nel braccio della morte del Missouri. L’esecuzione è stata rinviata per ben due volte all’ultimo minuto, in parte a causa dei dubbi espressi da alcuni dei pubblici ministeri che avevano inizialmente sostenuto l’accusa, preoccupati di un possibile errore giudiziario.
Williams ha ricevuto sostegno continuo da gruppi come il Midwest Innocence Project, i quali hanno persino portato la sua causa davanti al Congresso degli Stati Uniti, sebbene senza successo. Tuttavia, la sua esecuzione sembra inevitabile, poiché il governatore dello stato è apparso riluttante a bloccare la sentenza, suscitando indignazione pubblica.
Le prove sulla scena del crimine includevano impronte digitali, tracce di capelli, campioni di DNA e un coltello da cucina. Nonostante un anno di indagini, l’arresto di Williams non giunse subito, e la sua condanna si è basata principalmente sulle testimonianze di due persone la cui affidabilità è stata messa in discussione, in quanto avrebbero ricevuto incentivi economici e benefici legali in cambio della loro collaborazione. I legali di Williams hanno contestato con forza queste testimonianze, sottolineando il preoccupante fenomeno dell’uso di informatori poco affidabili nei casi di pena di morte, una pratica che, secondo i dati dell’Università del Michigan, riguarda circa il 23% dei casi.
Anche la famiglia della vittima ha espresso perplessità, dichiarando di non essere favorevole all’esecuzione di Williams, viste le molteplici incertezze legali e il tempo trascorso dall’omicidio.
Nel 2017, un barlume di speranza arrivò quando il governatore repubblicano Eric Greitens concesse una sospensione dell’esecuzione per consentire un nuovo esame delle prove, inclusi i campioni di DNA che potrebbero scagionare Williams. Tuttavia, questo processo di revisione è stato interrotto bruscamente nel 2023 dal successore di Greitens, il governatore Mike Parson, che ha sciolto la commissione incaricata prima che potesse emettere un verdetto definitivo. Poco dopo, il procuratore generale del Missouri ha fissato una nuova data per l’esecuzione.
Il governatore Parson ha motivato la sua decisione dichiarando che era giunto il momento di mettere fine al lungo processo legale e che ritardare ulteriormente non avrebbe fatto giustizia né alla vittima né alla sua famiglia. Nel 2023, Williams ha tentato di bloccare l’esecuzione facendo causa al governatore, ma la Corte Suprema dello stato ha respinto la richiesta, spianando la strada all’esecuzione.
Nonostante gli sforzi del procuratore distrettuale di St. Louis, Wesley Bell, che ha ribadito l’importanza di ulteriori test del DNA, martedì sera Williams verrà giustiziato nel centro penitenziario di Potosi. L’ultima speranza di Williams è ora affidata alla Corte Suprema degli Stati Uniti, a cui ha fatto appello per fermare l’esecuzione, citando pregiudizi razziali nella selezione della giuria che lo ha condannato.