Vino rosso un aiuto contro il tumore alla prostata

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Tecnicamente parliamo di una patologia caratterizzata dalla crescita incontrollata di cellule anomale nella ghiandola prostatica, stiamo parlando del tumore alla prostata che in molti casi è una malattia che si sviluppa lentamente e riesce a non causare nessun particolare sintomo anche per anni spesso, infatti, i sintomi vengono scoperti quando la malattia è già ad un stadio avanzato, con le cause non ancora conosciute sino in fondo, il tumore alla prostata è legato, per la maggior parte dei casi, all’invecchiamento, ma entriamo più nel merito.

Generalmente però il cancro della prostata fortunatamente cresce molto lentamente e la maggior parte degli uomini colpiti, che hanno mediamente più di 65 anni, riusciranno a sopravvivere al tumore.

Le cause reali del carcinoma prostatico rimangono ancora sconosciute. È possibile però individuare alcuni potenziali fattori di rischio che aumentano la probabilità di ammalarsi, anche se non sono direttamente responsabili dell’insorgenza della patologia.

L’emergere di forme clinicamente silenti e non aggressive ha complicato l’interpretazione della diversa distribuzione dei fattori di rischio della neoplasia. È provato però come alcuni fattori dietetici e comportamentali, oltre all’età, possano essere associati alla malattia.

L’invecchiamento è il più importante fattore di rischio per il cancro della prostata: uomini con 50 anni o più sono associati a un rischio maggiore. La familiarità può avere un certo peso: se i familiari più stretti (padre e fratello) hanno un tumore alla prostata il rischio per il soggetto è 2-3 volte superiore alla media. Determinante anche la dieta: gli uomini che mangiano grandi quantità di grassi animali, in particolare provenienti da carne rossa, sono associati a un rischio maggiore.

Tumore alla prostata alleati sono il vino e una buona vita sessuale

Il tumore della prostata viene classificato in base al grado, che indica l’aggressività della malattia, e allo stadio, che indica invece lo stato della malattia. Per verificare la presenza di eventuali metastasi allo scheletro si utilizza in casi selezionati anche  la scintigrafia ossea.

Il patologo che analizza il tessuto prelevato con la biopsia assegna al tumore il cosiddetto grado di Gleason, cioè un numero compreso tra 1 e 5 che indica quanto l’aspetto delle ghiandole tumorali sia simile o diverso da quello delle ghiandole normali: più simili sono, più basso sarà il grado di Gleason. I tumori con grado di Gleason minore o uguale a 6 sono considerati di basso grado, quelli con 7 di grado intermedio, mentre quelli tra 8 e 10 di alto grado. Questi ultimi hanno un maggior rischio di progredire e diffondersi in altri organi.

Per definire invece lo stadio al tumore si utilizza in genere il sistema TNM (T =tumore), dove N indica lo stato dei linfonodi (N: 0 se non intaccati, 1 se intaccati) e M la presenza di metastasi (M: 0 se assenti, 1 se presenti). Per una caratterizzazione completa dello stadio della malattia, a questi tre parametri si associano anche il grado di Gleason e il livello di PSA alla diagnosi.

Oggi sono disponibili molti tipi di trattamento per il tumore della prostata ciascuno dei quali presenta benefici ed effetti collaterali specifici.

Come per tutte le patologie, però, essenziale è la prevenzione, che passa per gli screening, certo, ma anche per “metodologie” inaspettate.

Un buon bicchiere di vino e rapporti sessuali con il partner: anche così si può prevenire il tumore alla prostata. E’ emerso dal workshop “Comunicare la prevenzione: vino, prostata e sessualità”, durante il quale i medici presenti hanno spiegato che, in base a studi scientifici, vino e sesso fanno bene contro il cancro alla prostata.

A dimostrarlo sono i dati relativi proprio al numero di uomini ancora in vita dopo cinque anni dall’accertamento di tumore – in media il 91% – una percentuale tra le più elevate tra i tumori, grazie alla diagnosi precoce realizzata sempre più di frequente, da quando è stato introdotto nella pratica clinica il dosaggio del PSA.

Ebbene, bere un bicchiere di vino rosso al giorno potrebbe ridurre il rischio di sviluppare un tumore della prostata, tanto che secondo lo studio, “gli uomini che consumano quattro o più bicchieri di vino rosso alla settimana hanno un rischio di cancro della prostata ridotto del 50%.

Il merito sarebbe di un antiossidante, il “resveratrolo”, che abbonda nella buccia dell’uva rossa. Il consumo moderato di vino rosso, sembra proteggere anche dai disturbi correlati all’altra patologia della prostata, la ipertrofia prostatica benigna, di cui soffre più del 50% degli uomini al di sopra dei 60 anni.

Attraverso un altro studio, poi, si è confermata l’ipotesi che bere moderatamente vino significhi stimolare molte sensazioni e accentuare le percezioni sensoriali nel corpo umano. Ciò comporta senza dubbio una maggiore propensione all’intimità.

“Le sostanze in esso contenute aiutano il funzionamento delle arterie favorendo l’afflusso di sangue nel membro maschile, favorendo il rilasciamento della muscolatura liscia dei corpi cavernosi, e la conseguente erezione”, assicurano gli esperti.

Ricordiamo che in Italia ci sono 484.170 persone affette dal cancro alla prostata, 34800 nuovi casi l’anno e 7.174 decessi. É la neoplasia più frequente tra i soggetti di sesso maschile e rappresenta oltre il 20% di tutti i tumori diagnosticati a partire dai 50 anni di età.

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