Vivere in una simulazione, molti non sanno, che questa teoria è molto antica e risale addirittura al 17esimo secolo.
Nel 17° secolo, infatti, il filosofo francese René Descartes avanzò l’idea, ma tale teoria cominciò a prendere piede nel 2003, quando Nick Bostrom, dell’Università di Oxford, scrisse un articolo sulla possibilità che la vita fosse in realtà una simulazione.
Bostrom ha avanzo la teoria che ci sia la probabilità che viviamo all’interno di una specie di computer alieno ultramoderno.
L’informatico dell’Università di Louisville Roman Yampolsky nel suo articolo continua la tradizione di studiare i confini di una possibile simulazione e, in particolare, studia i modi per rilevarla.
L’articolo riconosce che ci sono alcune prove convincenti che sono potenzialmente dannose per l’idea di evitare la simulazione (se la simulazione esistesse). Ad esempio, la conoscenza della simulazione stessa non sembra influenzare la sua esistenza, né le religioni che fanno appello a qualche simulatore esterno non hanno alcun effetto o interferenza misurabile (ricercatori precedenti hanno suggerito esattamente la stessa idea).
Inoltre, l’esecuzione di macchine incredibilmente complesse che producono risultati sbalorditivi, come il Large Hadron Collider, non sembra influenzare alcun tipo di simulazione.
Ovviamente, sorge la domanda sul perché le persone vorrebbero abbandonare la simulazione, ad esempio, l’uscita di Neo dall’esperienza di Matrix non è stata del tutto piacevole. Alcuni ricercatori sostengono che l’accesso alla realtà di base può aumentare la nostra capacità computazionale e darci accesso alla conoscenza “reale“, piuttosto che alla fisica simulata dell’universo. Anche le conseguenze di un tale piano di fuga sono sconosciute.
Tali indagini comportano rischi esistenziali e potrebbe essere reale persino la possibilità che i simulatori abbiano riavviato la simulazione con funzionalità di sicurezza avanzate, cancellando di fatto la nostra memoria collettiva.
Probabilmente è impossibile sapere con certezza al 100% se stiamo vivendo in una simulazione. Pertanto, vale la pena accettare le realtà attuali e continuare a sviluppare tecnologie che possano dare una risposta a tale domanda.
fonte@Esoreiter