West Nile, un 79enne prima vittima veneta mentre crescono i contagi

VEB

Nelle ultime settimane abbiamo affrontato l’argomento diverse volta, ma ancora una volta, nolenti o dolenti, siamo costretti a parlare nuovamente del virus che, se in linea di massima non è letale, può comunque arrivare ad essere mortale per le persone già debilitate e con sistema immunitario compromesso.

La febbre West Nile (West Nile Fever) è una malattia provocata dal virus West Nile (West Nile Virus, Wnv), un virus della famiglia dei Flaviviridae isolato per la prima volta nel 1937 in Uganda, appunto nel distretto West Nile (da cui prende il nome). Il virus è diffuso in Africa, Asia occidentale, Europa, Australia e America.

Le zanzare che trasmettono il West Nile sono di tipo Culex. Proprio le punture di questi insetti rappresentano il principale mezzo di trasmissione all’uomo.

Il periodo di incubazione dal momento del morso varia da due a 14 giorni, ma non è escluso che si possa arrivare fino alle tre settimane nei casi di persone con deficit a carico del sistema immunitario. Per quanto riguarda i sintomi, invece, l’Istituto superiore di Sanità avverte che “la maggior parte dei soggetti infetti non ne mostra alcuno. Fra i casi sintomatici, circa il 20% presenta avvisaglie leggere, spesso sottovalutate: febbre, mal di testa, nausea, vomito, linfonodi ingrossati, sfoghi cutanei.

Poiché non esiste un vaccino per la febbre West Nile, anche se gli esperti ne stanno studiando uno, l’unica prevenzione possibile è quella di ridurre l’esposizione alle punture di zanzare.

Come abbiamo detto, il virus è diffuso anche in Europa ed in Italia sta facendo pure da qualche settimana.

E purtroppo, notizia di queste ore, è che anche il Veneto, dopo l’Emilia Romagna, conta la sua prima vittima per il contagio del virus tornato dall’inizio di giugno a trasmettersi soprattutto nelle zone umide delle due regioni. Si tratta di un anziano di 79 anni, residente in provincia di Verona, colpito dalla forma neuroinvasiva del virus.

L’ultimo aggiornamento del bollettino sulla sorveglianza delle arbovirosi risultano confermati 19 casi, ai quali, purtroppo, è da aggiungere il decesso appena reso pubblico.

A darne notizia l’assessore regionale alla Sanità, Luca Coletto, dando conto del Bollettino sulla sorveglianza delle arbovirosi.

«Sono addolorato per la morte di questa persona e rivolgo le condoglianze ai famigliari – ha sottolineato Coletto – ma corre l’obbligo di ricordare, per non accendere timori ingiustificati, che gli esperti indicano che un evento così grave si verifica nello 0,1% dei casi di infezione».

Dall’inizio dell’estate è stata attivata dalla Direzione regionale Prevenzione un’attenzione particolare alla sorveglianza e al controllo delle malattie trasmesse da vettori, attivando soprattutto le Aziende Ulss, che sono state consigliate di «rafforzare ulteriormente la vigilanza e la valutazione dell’efficacia degli interventi di disinfestazione effettuati dai Comuni».

«Le misure di controllo del vettore sono al massimo – ha precisato Coletto – e al verificarsi di ciascun caso umano sono prontamente attivati interventi di disinfestazione supplementari, come indicato dal Piano Vettori 2018. Ogni Pronto Soccorso e ogni Ospedale del Veneto tengono la guardia alta e sono in grado di diagnosticare e curare velocemente i casi che dovessero presentarsi. Alla gente chiediamo non paura ma attenzione e collaborazione, perché anche semplici comportamenti singoli sono importantissimi, come proteggersi con uno dei tanti efficaci repellenti disponibili ed evitare accumuli d’acqua stagnante nei giardini e nei sottovasi di fiori, dove le zanzare depongono le uova e proliferano».

Sui repellenti è anche disponibile una guida “Scelta e corretto utilizzo dei repellenti cutanei per zanzare” sul sito internet della Regione.

Ricordiamo che solo due giorni fa la notizia del decesso di un uomo di 77 anni, che aveva già dei problemi cardiorespiratori, morto al Policlinico di Cona (Ferrara) dopo aver contratto il virus.

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