È stata una delle protagoniste indiscusse degli anni ’80, poi come capita a tante, nonostante la bravura e il talento indiscusse, la vita le ha riservato altri percorsi, lontani dalla luce della ribalta.
Diventata famosa grazie ai ruoli in Edward Mani di Forbice o Beetlejuice, icona di quegli anni ’90 in cui i fratelli Duffer erano adolescenti, Winona Ryder torna alla grande in veste protagonista di Stranger Things, la nuova serie tv ideata per Netflix da Matt e Ross Duffer.
La serie in 8 episodi, della durata di un’ora ciascuno, si apre con la scomparsa di un ragazzo. Nel momento in cui gli amici, la famiglia e la polizia si mettono alla sua ricerca, vengono travolti da un mistero che include esperimenti segreti, forze sovrannaturali e terrificanti, inquietanti figure e molti riferimenti alla cultura pop degli anni 80.
La Ryder è la madre, ruolo perfetto per lei, non solo per l’età ma anche perchè riesce a mettere in luce tutte quelle sue qualità da attrice che ultimamente erano state dimenticate dall’industria.
La Ryder (pseudonimo di Laura Horowitz), che di recente è tornata sugli schermi con piccoli ruoli di secondo piano, con Stringer Things torna ad essere protagonista del palcoscenico.
“Un vero e proprio regalo – scrive Comingsoon – a tutti quelli che sono cresciuti amando il soprannaturale suburbano di Steven Spielberg (ET, Poltergeist, Incontri ravvicinati del terzo tipo), la paranoia minimalista di John Carpenter (Halloween, La Cosa, Starman), e i personaggi di provincia che hanno popolato il lavoro di Stephen King (“Le notti di Salem”, “Carrie”, “IT”)”.
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