Un tempo a 30 anni si era considerati adulti: del resto le nostre nonne a 30 anni avevano già una schiera di figli all’attivo e, parallelamente, gli uomini avevano una famiglia numerosa di cui farsi carico.
Oggi, complice anche il maggior tempo dedicato allo studio ma più in generale a mutate esigenze culturali e sociali, la maggior parte dei trentenni italiani vivono ancora con mamma e papà, senza un lavoro stabile e soprattutto senza alcuna responsabilità concreta.
A 30 anni l’adolescenza non è terminata
A quanto pare, sì: secondo gli esperti riuniti nel convegno internazionale di neuroscienze riunito presso la Academy of Medical Science ad Oxford, si può essere considerati adolescenti fino alla soglia del terzo decennio di vita.
“Avere una definizione di quando si passa dall’infanzia all’età adulta appare sempre più assurdo perché – evidenzia Peter Jones, dell’Università di Cambridge, avviene una transizione molto più sfumata, che si svolge nell’arco di tre decenni“.
“Non c’è un’infanzia e quindi un’età adulta: le persone – continua l’esperto – sono su un percorso, su una traiettoria“.
Un’ottima scusa, quindi, per chi si sente ancora immaturo e non pronto a spiccare il volo: c’è sempre tempo per crescere.