Allarme mercurio, che sta succedendo alla nostra atmosfera

VEB

Esperti ambientali dell’Università di Harvard lanciano un allarme riguardo un incremento delle concentrazioni atmosferiche di mercurio, un metallo naturale ma nocivo, che rappresenta un rischio per l’ecosistema e la salute umana.

Allarme mercurio che sta succedendo alla nostra atmosfera
Foto@Pixabay

Il mercurio entra nell’atmosfera attraverso fenomeni naturali come eruzioni vulcaniche, la combustione di combustibili fossili e l’evaporazione degli oceani. Recentemente, uno studio portato avanti da scienziati della John Paulson School of Engineering and Applied Sciences (SEAS) ha messo in luce che le azioni antropiche hanno causato un incremento notevole del mercurio tossico nell’aria che respiriamo.

Sotto la direzione della Professoressa Elsie M. Sunderland, il team di ricerca ha sviluppato una metodologia innovativa per calcolare il mercurio emesso dai vulcani, che sono i principali contributori naturali di questo elemento.

Grazie a un sofisticato modello informatico, gli scienziati sono stati capaci di ricostruire le concentrazioni di mercurio nell’atmosfera di epoche precedenti all’influenza umana. Le stime indicano che, prima dell’era industriale, c’erano circa 580 megagrammi di mercurio nell’atmosfera, mentre nel 2015, questa cifra è stata stimata aumentare fino a circa 4.000 megagrammi, evidenziando un incremento di sette volte causato dall’attività industriale dall’anno 1500 in poi.

La ricerca della Sunderland sottolinea l’importanza di comprendere il ciclo naturale del mercurio per formulare politiche efficaci di riduzione delle emissioni e per valutare l’impatto umano sull’ambiente.

Il monitoraggio del mercurio atmosferico presenta delle sfide significative, dal momento che i suoi livelli sono estremamente bassi nonostante le gravi conseguenze sulla salute. Con solo un nanogrammo di mercurio presente in ogni metro cubo d’aria, il suo rilevamento diretto tramite satelliti è pressoché impossibile. Per superare questo ostacolo, i ricercatori hanno misurato l’anidride solforosa nei pennacchi vulcanici, che funge da indicatore per la quantità di mercurio emessa.

Sfruttando i dati ottenuti dalle emissioni vulcaniche e modelli geochimici dell’atmosfera, lo studio ha potuto valutare il viaggio del mercurio nelle correnti aeree e il suo relativo impatto sulle superfici terrestri. Nonostante il contributo delle emissioni vulcaniche sia marginale nella deposizione di mercurio sul suolo in molte regioni del mondo, il mercurio rimane uno degli elementi chimici più nocivi a causa della sua tossicità.

Una delle vie principali di esposizione per l’uomo è il consumo di pesce che contiene metilmercurio, particolarmente nei pesci di dimensioni maggiori che tendono ad accumulare questo metallo nei loro tessuti. L’ingestione frequente o in grandi quantità di questi pesci può portare ad un accumulo di mercurio nell’organismo umano, con conseguenti rischi per la salute.

Altre vie di esposizione al mercurio includono l’utilizzo e lo smaltimento di prodotti che lo contengono e attività industriali che ne favoriscono il rilascio nell’ambiente, come l’estrazione di minerali, l’incenerimento dei rifiuti e l’utilizzo di impianti a carbone.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità identifica il mercurio come uno dei dieci agenti chimici di maggior preoccupazione per la salute pubblica, notando come piccole quantità possano avere effetti nocivi sull’immunità, i sistemi digestivo e nervoso, nonché sugli occhi, la pelle, i reni e i polmoni.

L’esposizione prolungata può risultare in disturbi cronici del sistema nervoso, con sintomi come perdita di memoria e problemi di concentrazione, e indebolimento del sistema immunitario, incrementando la suscettibilità a infezioni e malattie. Inoltre, il mercurio tende ad accumularsi nel corpo nel tempo, potenzialmente causando un deterioramento della salute a lungo termine.

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