Anestesia, cosa si prova a svegliarsi durante un intervento

VEB

Quando ci si trova a dover affrontare un intervento chirurgico, il paziente deve necessariamente essere sottoposto ad un’anestesia che serve a bloccare il dolore ed a proteggere l’organismo dall’aggressione chirurgica.

Per anestesia generale si intende un trattamento che consente al paziente sottoposto ad intervento od operazione chirurgica di dormire durante le procedure mediche, in modo da non sentire alcun dolore, non muoversi e di non ricordare quanto accade.

Il sonno che viene indotto dall’anestesia generale è tuttavia ben diverso dal sonno regolare, il cervello anestetizzato non conserva ricordi e non risponde ai segnali del dolore, a differenza di quanto succederebbe normalmente in caso di stimoli forti come quelli causati da un intervento chirurgico, tanto che si preferisce parlare dal punto di vista medico di uno stato di coma farmacologicamente indotto.

Oltre all’anestesia generale, esiste anche un’anestesia locale, in cui il farmaco anestetico viene iniettato sulla pelle al fine di anestetizzare una piccola superficie, in genere superficiale e un’anestesia regionale. I due approcci di anestesia loco-regionale più comuni sono la spinale e l’epidurale, utili ad anestetizzare ampie regioni dell’organismo, per esempio dalla vita in giù. In molti casi il paziente rimane sveglio e cosciente, non prova dolore e può esserci una ridotta o assente sensibilità alla zona da operare.

L’indicazione sul tipo di anestesia viene data dall’anestesista dopo l’esame dello stato di salute del paziente ed il colloquio durante la visita anestesiologica, prima dell’intervento chirurgico. Nel corso di questa visita il paziente deve riferire se prende farmaci, se soffre di allergie, se ha subito altre anestesie e se ha altre malattie che non risultano nella cartella clinica.

Non c’è incubo peggiore, per quelli che sono costretti a sottoporsi a un intervento chirurgico, di quello che riguarda un eventuale risveglio dall’anestesia durante l’operazione.

Anestesia, cosa si prova a svegliarsi durante un intervento

Anestesia, cosa si prova a svegliarsi durante un intervento

Premettendo che questa è un’eventualità molto rara, che non accade se l’anestesista svolge al meglio il suo lavoro, eppure ci sono stati nella storia dei casi: sul The Guardian, noto quotidiano britannico, sono stati ad esempio pubblicati diversi racconti di persone che hanno avuto un’esperienza piuttosto particolare.

Un esempio è quello di a Rachel Benmayor, una donna britannica che si è risvegliata nel cuore di un parto cesareo.

Inizialmente la donna aveva creduto di essere rimasta vittima di un grave incidente stradale, a causa dei dolori fortissimi che stava provando, ma non vedeva nulla e soprattutto non poteva comunicare con chi le stava accanto, poiché immobilizzata dai farmaci.

I medici, come prevedono i protocolli sanitari, avevano somministrato l’anestesia a Rachel. Questa si era addormentata ma, dopo un breve periodo di incoscienza, aveva aperto gli occhi, era tornata cosciente e sentiva un dolore pazzesco.

Rachel ha dunque assistito a gran parte dell’intervento, ma non riusciva a muovere arti e muscoli a causa dell’anestesia. La Benmayor osservava i medici in azione, sentiva le loro voci e accusava un forte dolore.

Anche Anne Lord ha raccontato la sua testimonianza al giornale britannico e anche la sua esperienza ha dell’incredibile. Questa volta la donna si è trovata sul tavolo operatorio per un delicato intervento di rimozione del cancro al colon: le hanno dunque immobilizzato le gambe e hanno proseguito con l’anestesia totale, somministrandole per ben tre volte il farmaco.

Ma perché l’anestesia fallisce? In alcuni casi – spiega il Guardian – l’attrezzatura può risultare difettosa oppure può verificarsi un errore umano. Inoltre, le operazioni che richiedono anestetici leggeri risultano dieci volte più a rischio ed alcuni tipi di persone, come donne, obesi e tossicodipendenti, hanno maggiori probabilità di svegliarsi durante l’intervento. Addirittura, alcuni pazienti “possono semplicemente avere una predisposizione genetica alla consapevolezza”.

La storia di Rachel ha persino ispirato Kate Cole-Adams a scrivere ‘Anestesia: Il dono dell’oblio e il Mistero della coscienza’, un libro incentrato sul dolore e sulle conseguenze del risveglio sotto i ferri.

Next Post

Salute, nasce un sito specifico per rispondere ai dubbi

Quando si parla di salute, negli ultimi anni sempre più persone bypassino il proprio medico e si rivolgano con fiducia a «dottor Google». Che ci vuole? Si ha un sintomo, un dolorino, un malessere. Lo si digita su internet ed ecco spuntare diagnosi, rimedi, cure e, addirittura, anche farmaci da […]
Centenari dopo i 105 anni si stabilizza il rischio di morire