Arteriosclerosi, colpa del tabacco e non della cannabis

VEB

In Italia la cannabis dilaga: il 19% dei ragazzi italiani, dunque quasi uno su cinque, ha fatto uso di cannabis nel corso degli ultimi dodici mesi, una percentuale inferiore solo a quella della Francia, che ha registrato il 22,1% di consumo nello stesso intervallo di età. Oltre il 30% della popolazione adulta in Italia e il 27% degli studenti tra i 15 e i 16 anni dichiarano di aver provato almeno una volta nella loro vita la cannabis e i suoi derivati.

Eppure il consumo prolungato di cannabis espone a un maggior rischio di patologie psichiatriche, come la schizofrenia o la psicosi. Lo ha accertato uno studio pubblicato sulla rivista “Addiction” a firma di Wayne Hall, dell’Università del Queensland, in Australia, che  traccia un quadro completo di queste conoscenze, grazie a una revisione di tutta la letteratura scientifica sull’argomento pubblicata tra il 1993 e il 2013.

È stato rilevato inoltre un maggior tasso di bronchiti croniche. I soggetti più a rischio di dipendenza e di conseguenze sanitarie sono coloro che iniziano l’uso della sostanza nell’adolescenza.

Un altro legame studiato approfonditamente su migliaia di pazienti riguarda il consumo di cannabis e i disturbi cardiovascolari. In una ricerca durata quasi tre anni e condotta su circa 2000 pazienti, è stata riscontrata una proporzionalità diretta tra frequenza del consumo di cannabis e mortalità. In un altro studio su soggetti adulti colpiti da infarto del miocardio, è stato osservato che il rischio d’infarto quadruplica nell’ora successiva al consumo della sostanza. Un terzo risultato riguarda invece i soggetti in giovane età, in cui la cannabis può scatenare un infarto fatale in soggetti con problemi cardiaci fino a quel momento non riconosciuti.

Arteriosclerosi colpa del tabacco non della cannabis

Arteriosclerosi colpa del tabacco non della cannabis

Eppure uno studio svolto negli ultimi tempi dagli esperti dell’Università di Berna ha dimostrato che le placche nei vasi sanguigni non si formano a causa della cannabis ma del tabacco.

Il nostro studio conferma l’elevato e solido nesso tra il consumo di tabacco e la formazione di placche”, afferma Reto Auer, dell’Istituto di medicina di base, citato in un comunicato diramato mercoledì dall’ateneo bernese.

La ricerca ha utilizzato dati dello studio pluriennale CARDIA che, dal 1985, indaga l’insorgenza e i fattori di rischio delle placche nelle arterie tra gli adulti. Nell’ambito di CARDIA sono stati seguiti migliaia consumatori di canapa e tabacco negli Stati Uniti. Dopo 25 anni, sull’89% dei 3.498 partecipanti è stata valutata, tramite tomografia computerizzata, la presenza delle placche nelle arterie coronariche e celiache. La sclerosi ha riguardato il 60% del campione.

Questo studio è quindi l’ennesimo che conferma quanto il fumo da tabacco sia nocivo con tutte le sue conseguenze negative anche più delle droghe cosiddette leggere. Un motivo in più per continuare a combattere contro il tabagismo.

La cannabis quindi, per la scienza, è scevra di pericoli e può essere fumata tranquillamente?

Non esattamente: come abbiamo visto i disturbi che provoca sono diversi, senza contare la dipendenza fisica e psichica, e nel recente passato due studiosi canadesi hanno condotto uno studio e hanno dichiarato che bisogna sensibilizzare maggiormente la popolazione mondiale sui pericoli derivanti dalla cannabis.

‘Cannabis e psicosi: capire i segnali di fumo’ era il titolo ironico dell’articolo scritto dagli studiosi canadesi, che mettevano in guardia sugli effetti nefasti degli spinelli, tra cui lo sviluppo della schizofrenia. Il magazine Acta Psychiatrica Scandinavica aveva sottolineato che il fumo della cannabis non è così inoffensivo come molti vogliono far credere perché contiene tanti composti che inviano impulsi tra le cellule nervose.

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