Farmaci, italiani li assumono senza prescrizione e scaduti

VEB

Recentemente una ricerca Eurostat ha fotografato il rapporto tra gli europei e i farmaci.

Il consumo di farmaci in Europa è diverso da paese a paese, ma un dato è comune a tutti: le donne ne utilizzano di più. Le cause? Sostanzialmente due: le donne assumono ormoni e pillole contraccettive (anche a fini diversi da quelli della gravidanza indesiderata), mentre tra la popolazione che invecchia, necessitando quindi di cure farmacologiche per le malattie croniche, ci sono più donne che uomini.

In quasi tutti gli Stati membri dell’Ue la fascia di popolazione che ha utilizzato meno medicinali è quella di età compresa tra i 15 e i 24 anni. Fanno eccezione Irlanda, Lettonia e Malta, dove la fetta che consuma meno farmaci è quella che va dai 25 ai 34 anni. L’Islanda è, invece, la nazione con il consumo più basso d’Europa tra i 35 e i 44 anni di età. In termini generali il picco di utilizzo si registra tra coloro che hanno dai 75 anni in su.

In generale, l’Italia è tra i Paesi che registrano il minor consumo di medicinali, con e senza obbligo di ricetta: soltanto il 38,4% dei suoi abitanti dichiara di aver usato farmaci etici in un arco di tempo di due settimane, quando la media europea si assesta al 48,6%. E sono poco meno del 20% gli italiani che nello stesso periodo dicono di aver preso almeno un Otc, a fronte di una media europea che arriva al 34,6%.

Farmaci: italiani li assumono senza prescrizione e scaduti

Farmaci italiani li assumono senza prescrizione e scaduti

 

Eppure gli italiani, coi farmaci, non hanno affatto un buon rapporto, anzi.

A raccontare il rapporto, malsano, degli italiani con i medicinali è una ricerca di Altronconsumo.

Gli intervistati con età tra i 25 e gli 84 anni hanno rilasciato una fotografia del nostro Paese dove si consuma almeno un farmaco al mese,  ma soprattutto lo si fa in modo arbitrario e poco sicuro usando antinfiammatori rimasti a casa da tempo,  il 48%  analgesici utilizzati per precedenti patologie o prendendo antibiotici rimasti fuori tempo massino in casa.

Se poi la cura c’è, non tutti la seguono correttamente (solo l’88 % lo fa) con il 14% che non la rispettano con precisione o che la smettono in anticipo.

Il 17 % del campione conferma anche di aver comprato medicine senza avere la ricetta e principalmente questo avviene per antinfiammatori 39%, analgesici 34 % e antibiotici 46%. Ma senza ricetta come si possono prendere le medicine? Molti per conoscenza con il farmacista sotto casa oppure promettendo di portare a breve la ricetta che mai arriverà.

E sempre all’insegna del fai da te, il 20 % degli intervistati controlla poco o mai le interazioni dei farmaci con altri cibi, elementi o medicinali prima di prendere un nuovo farmaco. Mentre il 15 % degli intervistati è convinto che i rimedi erboristici non possano avere effetti negativi.

E invece le interazioni ci sono, come racconta l’indagine di Altroconsumo: persino il  succo di pompelmo può far diminuire le capacità del corpo di elaborare alcuni farmaci, mentre latte e latticini interagiscono con alcuni antibiotici e antidepressivi. Anche i prodotti da erboristeria interagiscono. Un esempio? L’iperico interagisce con gli antidepressivi, i contraccettivi.  Liquerizia e biancospino interagiscono con farmaci attivi sull’apparato cardiovascolare.

Per salute propria, ed anche per evitare gli sprechi, Altroconsumo appoggia quindi la proposta di legge secondo cui  dovrebbe esserci una norma che permette di andare in farmacia e di avere il giusto numero di pillole prescritte dal medico, senza averne in eccesso. In questo modo si avrebbe un risparmio enorme e si eviterebbe di dover buttare 6.000 tonnellate di farmaci ogni anno.

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