La storia dell’aviazione è costellata di eventi drammatici, ma poche volte una tragedia potenziale si è trasformata in un miracolo di sopravvivenza. Il 2 febbraio 2016, un Airbus A321 della Daallo Airlines, il volo 159, fu teatro di un tentativo di attacco terroristico che avrebbe dovuto causare una carnefina. Invece, grazie a una serie di circostanze fortunate – un ritardo inaspettato e la maestria dell’equipaggio – l’unico a morire fu l’attentatore stesso. Un episodio che ha evidenziato non solo la resilienza umana, ma anche le criticità nella sicurezza aeroportuale in Somalia. La ricostruzione di questo evento offre uno spunto cruciale sulle conseguenze del terrorismo aereo e sull’importanza della prontezza di risposta.

Un’Esplosione a Bassa Quota: Il Fallimento del Piano Terroristico
Il volo Daallo 159 era stato organizzato frettolosamente. I 70 passeggeri erano stati originariamente prenotati su un volo Turkish Airlines da Istanbul a Gibuti, con scalo a Mogadiscio, annullato per maltempo. L’A321 della Daallo, con i suoi 236 posti, imbarcò i passeggeri per il tratto Mogadiscio-Gibuti. Il decollo, previsto per le 11:00, subì un ritardo cruciale di circa 20 minuti per attendere alcuni passeggeri in arrivo, un’attesa che, inconsapevolmente, salvò decine di vite.
L’aereo era in volo da appena un quarto d’ora, a una quota di circa 3.500 metri, quando una detonazione squarciò la quiete. L’esplosione, avvenuta vicino al posto 16F, alla base dell’ala destra, aprì un buco nella fusoliera. La successiva e improvvisa differenza di pressione risucchiò fuori dall’aereo il passeggero seduto in quel punto.
Il fattore determinante fu l’altitudine. Il pilota, il serbo Vlatko Vodopivec, successivamente affermò che se l’esplosione fosse avvenuta alla quota di crociera standard (circa 10.000 metri), la differenza di pressione sarebbe stata enormemente maggiore, portando con probabilità alla disintegrazione della fusoliera e alla morte di tutti a bordo. A 3.500 metri, la pressione, seppur violenta, non fu sufficiente a causare una catastrofe strutturale totale.
L’equipaggio agì con fredda lucidità. Il pilota disattivò l’autopilota e riprese immediatamente il controllo manuale, virando l’aereo per un atterraggio d’emergenza immediato a Mogadiscio. Gli assistenti di volo spostarono i passeggeri lontano dal foro, contenendo il panico. L’aereo atterrò senza problemi 53 minuti dopo il decollo. Delle 74 persone a bordo (73 passeggeri e 7 membri dell’equipaggio), tre rimasero ferite, ma l’unica vittima fu il passeggero risucchiato fuori. Il suo corpo, ritrovato nel villaggio di Dhiiqaaley, presentava ustioni. L’uomo era Abdullahi Abdisalam Borleh, l’autore dell’attentato terroristico.
La Pista di Al-Shabaab e la Fragilità della Sicurezza Aeroportuale
Le indagini successive confermarono che si trattava di un atto di terrorismo. Residui di esplosivo furono rinvenuti sull’aereo, e le telecamere di sicurezza dell’aeroporto di Mogadiscio mostrarono un individuo che riceveva un laptop da un dipendente aeroportuale. La bomba era stata nascosta all’interno di un computer portatile, come confermato dal Ministro dei Trasporti Somalo Ali Ahmed Jama.
Dietro l’attacco c’era Al-Shabaab, il gruppo estremista islamista somalo legato ad Al-Qaeda. L’organizzazione rivendicò l’attentato, dichiarando che l’obiettivo iniziale era il volo Turkish Airlines, ritenuto trasportare agenti di intelligence occidentali e personale NATO. Sebbene Turkish Airlines non abbia mai confermato tale affermazione, l’obiettivo era chiaramente quello di massimizzare il numero di vittime per un clamore internazionale.
L’inchiesta portò all’arresto di oltre venti persone. Tra i condannati ci furono due individui all’ergastolo, uno per finanziamento dell’operazione e l’altro un ex addetto alla sicurezza aeroportuale che aveva facilitato l’introduzione dell’ordigno sull’aereo. Altri dipendenti furono condannati a pene minori per negligenza, dimostrando quanto fosse subcritica la sicurezza all’aeroporto di Mogadiscio, come aveva già denunciato il pilota Vodopivec. L’attentato, dunque, non fu solo un attacco terroristico aereo fallito, ma un palese segnale della necessità di riformare i controlli negli scali aerei a rischio.
Il ritardo del volo e la bassa quota raggiunta salvarono il Volo Daallo 159 da un esito che sembrava scontato. La prontezza e la competenza del pilota Vodopivec e dell’equipaggio hanno trasformato un giorno di terrore in un’eccezionale lezione di gestione dell’emergenza aerea.
Conclusioni
Il Volo Daallo 159 resterà un esempio lampante di come il destino, a volte, giochi a favore dei più fortunati, ma soprattutto di come la preparazione e il coraggio dell’equipaggio siano fondamentali. La storia di questo attentato con una sola vittima ha portato alla luce le criticità della sicurezza somala, spingendo a una revisione dei protocolli in aeroporti considerati “punti deboli” del sistema globale.
Per approfondire l’argomento e le indagini sui gruppi terroristici in Somalia, si rimanda a fonti autorevoli:
- Rapporti ufficiali sull’incidente – Aviation Safety Network
- Analisi sulla sicurezza aeroportuale e il terrorismo – Council on Foreign Relations
Domande Frequenti (FAQ)
Qual era il vero obiettivo dell’attacco terroristico sul Volo Daallo 159? L’obiettivo iniziale di Al-Shabaab era il volo della Turkish Airlines, non il Daallo. Si credeva che questo volo trasportasse personale di intelligence occidentale e soldati NATO. L’attentatore è stato dirottato sul volo Daallo dopo la cancellazione del Turkish Airlines, ma l’obiettivo ultimo era causare un massacro aereo per ottenere risonanza mediatica.
Perché solo l’attentatore morì nell’esplosione? L’attentatore morì perché la bomba esplose a una quota relativamente bassa (circa 3.500 metri), poco dopo il decollo. A questa altitudine, la differenza di pressione tra cabina e atmosfera esterna non era sufficiente a distruggere completamente la fusoliera. L’esplosione creò un buco e la decompressione violenta risucchiò fuori dall’aereo solo il passeggero seduto al punto dell’esplosione, ovvero l’attentatore stesso.
Quali furono le conseguenze dell’attentato sulla sicurezza aeroportuale? L’attentato mise in luce le gravi lacune nella sicurezza dell’aeroporto internazionale di Mogadiscio. Le indagini portarono all’arresto di numerosi dipendenti aeroportuali, tra cui l’ex addetto che facilitò il posizionamento della bomba. Questo episodio ha innescato una revisione stringente dei protocolli di sicurezza e un maggiore controllo sugli scali considerati a rischio, coinvolgendo agenzie di sicurezza internazionali.
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