Sembra incredibile, ma digitare alcune frasi su Google potrebbe esporre i tuoi dati personali a gravi rischi. Secondo quanto segnalato da esperti di sicurezza informatica, come la rinomata società Sophos, i cybercriminali stanno sempre più sfruttando una tecnica nota come SEO poisoning (avvelenamento SEO) per colpire utenti ignari durante le ricerche quotidiane online.

Cos’è il SEO poisoning e perché è pericoloso
Il SEO poisoning è una strategia utilizzata dai criminali informatici per manipolare i risultati dei motori di ricerca. In pratica, riescono a posizionare link dannosi tra i primi risultati di Google, inducendo gli utenti a cliccare su siti apparentemente affidabili ma in realtà controllati da hacker.
Uno studio condotto da Sophos ha evidenziato come anche ricerche banali, come “I gatti del Bengala sono legali in Australia?”, possano essere usate come esca. Chi clicca su determinati risultati può finire su pagine che imitano forum, blog o portali informativi, ma che in realtà sono progettate per sottrarre dati sensibili: password, numeri di carte di credito e persino documenti d’identità.
Perché anche gli utenti esperti possono cadere nella trappola
Il meccanismo è subdolo: ci fidiamo dei primi risultati di Google e raramente controlliamo con attenzione l’URL del sito. I criminali sanno questo e utilizzano parole chiave ad alto volume di ricerca per aumentare la visibilità dei loro siti-trappola. Inoltre, aggiornano costantemente i contenuti per aggirare i filtri di sicurezza automatizzati.
Secondo quanto riporta anche Kaspersky, una delle principali aziende nel settore della cybersicurezza, “gli attacchi SEO poisoning sono difficili da rilevare proprio perché si mascherano da contenuti autentici e ben ottimizzati per la SEO”.
Come proteggersi dai siti truffa su Google
Per ridurre il rischio di cadere vittima di queste truffe, è fondamentale adottare alcune buone pratiche:
- Controlla l’URL: diffida di domini con errori ortografici o estensioni insolite come .biz, .xyz o .top.
- Verifica il protocollo HTTPS: un sito sicuro deve sempre iniziare con “https://”, anche se non è una garanzia assoluta.
- Non condividere dati sensibili: se un sito sconosciuto ti chiede dati bancari o identificativi senza motivo chiaro, è meglio uscire immediatamente.
- Aggiorna regolarmente le password: utilizza combinazioni complesse e diverse per ogni account. Strumenti come 1Password o Bitwarden possono aiutarti a gestirle in sicurezza.
- Installa estensioni di sicurezza: plugin come uBlock Origin, Privacy Badger o antivirus aggiornati possono bloccare popup, tracker e script dannosi.
La truffa si evolve: dalla mail al motore di ricerca
Gli attacchi informatici non si limitano più alle e-mail di phishing o agli allegati infetti. Oggi si insinuano nelle attività quotidiane, sfruttando ricerche comuni come animali domestici, salute, viaggi o tecnologia. Anche Google, tramite il suo blog ufficiale sulla sicurezza, invita gli utenti a prestare attenzione e segnalare risultati sospetti.
In conclusione
Navigare su Google è diventato un gesto naturale, ma è proprio questa fiducia cieca nei motori di ricerca a rendere gli utenti vulnerabili. Ogni clic dovrebbe essere fatto con attenzione, soprattutto quando si tratta di risultati ambigui o troppo “perfetti”.
Ricorda: un solo clic può bastare per compromettere la tua sicurezza online. Prenditi sempre qualche secondo per verificare dove stai andando. In rete, la prudenza è la miglior difesa.
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