Esiste una piccola percentuale di persone nel mondo che riesce a dormire solo 4-6 ore a notte senza accusare stanchezza, cali di concentrazione o altri sintomi legati alla privazione di sonno. Una nuova ricerca scientifica, pubblicata sulla prestigiosa rivista Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS), ha individuato una rara mutazione genetica che potrebbe spiegare questa straordinaria capacità.

La scoperta: il gene del “sonno breve naturale”
Secondo lo studio coordinato dal neuroscienziato Ying-Hui Fu dell’Università della California, San Francisco, una specifica mutazione genetica – denominata SIK3-N783Y – è alla base di quella che viene definita “sindrome del sonno ultra-breve”. Le persone con questa mutazione sembrano aver bisogno di molte meno ore di riposo rispetto alla media per sentirsi completamente rigenerate.
Il fenomeno era già noto grazie a precedenti ricerche che avevano individuato altre mutazioni genetiche legate al sonno ridotto, ma la nuova scoperta amplia il quadro genetico di riferimento. In esperimenti condotti su modelli murini, i topi geneticamente modificati con la mutazione SIK3 hanno mostrato una riduzione del sonno fino a 54 minuti rispetto ai loro simili non modificati – un dato rilevante, considerando che i topi dormono in media 12 ore al giorno.
Cosa succede durante il sonno – e perché è così importante
Il sonno non è semplicemente un momento di riposo: è una fase biologica fondamentale in cui il cervello elimina tossine, il corpo ripara i tessuti e si ricarica a livello cellulare. Le linee guida ufficiali, come quelle della National Sleep Foundation, raccomandano agli adulti di dormire tra le 7 e le 9 ore a notte per mantenere una buona salute.
Dormire meno del necessario, infatti, è associato a numerosi rischi, come problemi cardiovascolari, disturbi cognitivi e un aumento del rischio di malattie neurodegenerative. Tuttavia, chi possiede questa mutazione genetica sembra in grado di compiere tutte queste funzioni vitali in un tempo molto più breve.
Implicazioni per la salute e la ricerca sul sonno
Come evidenziato anche da fonti autorevoli come LiveScience e Science Daily, lo studio rappresenta un passo importante per comprendere meglio i meccanismi biologici che regolano il nostro ritmo circadiano. I ricercatori ipotizzano che comprendere come funziona il “sonno breve naturale” potrebbe aprire nuove strade per trattare i disturbi del sonno e migliorare la qualità del riposo anche per chi non possiede questa rara caratteristica genetica.
“Le persone che dormono meno ma in modo efficiente potrebbero avere un sistema fisiologico più performante nel compiere le funzioni di recupero durante il sonno”, spiega Ying-Hui Fu.
Conclusioni
Anche se solo una piccola percentuale della popolazione possiede queste mutazioni genetiche, studiare questi “super dormienti” può offrire preziose informazioni per la scienza del sonno. In un mondo dove l’insonnia è in costante aumento e la qualità del riposo è minacciata da stress e tecnologia, ogni scoperta genetica potrebbe rappresentare una svolta.
Per chi cerca soluzioni per dormire meglio, rimane fondamentale seguire buone pratiche di igiene del sonno, come mantenere orari regolari, ridurre l’esposizione alla luce blu prima di dormire e creare un ambiente notturno favorevole al riposo.
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