Aumento Iva, ecco quanto si rischia di pagare di più

VEB

A volte si ha la spiacevole sensazione che i nostri governanti stiano giocando con le nostre vite: in un continuo di minacce e ripicche tra rappresentanti di Lega e 5 Stelle, si stanno portando avanti diverse riforme, tutte però esose e difficilmente gestibili con le casse statali perennemente vuote.

Ma allora come reperire fondi?

La spauracchio è sempre il medesimo, negli ultimi anni: il famigerato aumento dell’Iva.

La Lega assicura che non avverrà, eppure nel Def è già comparso per i prossimi anni, ed ecco quindi che al ministero dell’Economia, sia pure ufficiosamente, circolano le prime simulazioni sull’impatto che la misura avrà sulle tasche già abbastanza tartassate degli italiani.

Se scattassero le “clausole di salvaguardia” già a gennaio 2020,  le famiglie italiane pagherebbero fra i 538 e i 900 euro di tasse in più ogni anno. Ma la stangata, in alcune aree del Paese, potrebbe anche superare i 1.200 euro.

L’operazione porterebbe nelle casse dell’erario 23 miliardi di euro, il denaro necessario per rispettare gli impegni assunti con l’Europa e per far quadrare i conti pubblici. 

A fronte di questo aumento, se l’Istat ha già stimato una contrazione dei consumi nell’ordine dello 0,2% annuo, Confcommercio ritiene che si arriverà allo 0,7- 0,8%, calcolando 382 euro di maggiori tasse a testa e 889 euro in più a famiglia.

“Gli ultimi due aumenti Iva sono stati nel 2011 e nel 2013, e quei tre anni sono stati tra i peggiori della nostra storia economica in termini di consumi. Ma nella situazione attuale di domanda debole i produttori potrebbero decidere di evitare una traslazione completa sui prezzi, e in quel caso l’imposta graverà in parte anche sui redditi dei produttori, diventando ancora più nociva per l’economia perché avrà un impatto su tutta la filiera produttiva, dall’agricoltura all’industria”, spiega il responsabile del Centro Studi di Confcommercio Mariano Bella.

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