Bere birra aiuta a prevenire e contrastare i tumori

VEB

Naturalmente bisogna sempre bere con moderazione, ed è quasi superfluo sottolinearlo, ma non bisogna neppure drammatizzare se ci si abbandona al piacere di un buon boccale di birra: se infatti questa bevanda è ricca di zucchero e calorie, oltre che naturalmente di alcol, il luppolo pare sia un toccasana per prevenire e contrastare persino i tumori.

Questo è quanto hanno scoperto i ricercatori del dipartimento di Farmacia dell’Università di Pisa che hanno analizzato la bevanda alcolica e ne hanno scoperto ulteriori proprietà benefiche, oltre a quelle già emerse in recenti studi.

Nello specifico, dal luppolo della birra possono venire dei benefici per contrastare la diffusione del tumore,  e quindi in sostanza si tratterebbe di una sorta di “chemioterapico naturale”.

Lo studio è basato sulle proprietà antiangiogeniche di un fitocomposto, lo Xantumolo (Xn), un flavonoide presente in discrete percentuali nel luppolo e nella birra e dotato, si sottolinea, di molte proprietà benefiche. A riferire la novità è l’ateneo pisano il quale spiega che la ricerca ha permesso di scoprire nuove piccole molecole capaci di ridurre la diffusione delle cellule tumorali.

Gli esperti spiegano che la strategia terapeutica che contrasta l’angiogenesi è attualmente una delle più diffuse per combattere il cancro ed è spesso affiancata alla chemioterapia, per questo la scoperta delle proprietà dello Xantumolo è fondamentale. “Due dei nuovi derivati dello Xantumolo brevettati, sono in grado di esercitare un’attività anti-angiogenica ancora maggiore rispetto al principio naturale base dello XN e oltre a essere a bassa tossicità possiedono una capacità di riduzione dell’angiogenesi dell’80% in test sperimentali”, spiegano.

Tali risultati potranno aprire la strada futura per l’utilizzazione degli analoghi sintetici dello Xantumolo impiegati nei trattamenti chemioterapici alternativi e soprattutto a basso dispendio di denaro.

Il prossimo step prevedrà invece un test sul luppolo su modelli cellulari complessi, al fine di individuare l’effetto “interruttore” principale contro il proliferare delle cellule tumorali.

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