Binge/purging, nuovo disordine alimentare che colpisce soprattutto gli uomini

VEB

Quando si parla di disturbi alimentari si fa riferimento a patologie caratterizzate da una alterazione delle abitudini alimentari e da un’eccessiva preoccupazione per il peso e per le forme del corpo.

Finora hanno caratterizzano soprattutto il sesso femminile e i più giovani, ma da qualche anno a questa parte anche gli uomini sono sempre più colpiti ed anche l’età d’insorgenza si è innalzata.

I principali disturbi dell’alimentazione sono l’anoressia nervosa, la bulimia nervosa e il disturbo da alimentazione incontrollata (o binge eating disorder, BED); i manuali diagnostici, inoltre, descrivono anche altri disturbi correlati, come i disturbi della nutrizione (feeding disorders) e i disturbi alimentari sottosoglia, categoria utilizzata per descrivere quei pazienti che pur avendo un disturbo alimentare clinicamente significativo, non soddisfano i criteri per una diagnosi piena.

L’eziopatogenesi dei disturbi della nutrizione e della alimentazione è di tipo multifattoriale. Essi sono il risultato dell’interazione di fattori predisponenti (genetici, psicologici, ambientali e socioculturali), fattori precipitanti (diete restrittive e difficoltà psicologiche personali) e fattori di mantenimento (sindrome da digiuno e il rinforzo positivo dall’ambiente).

Spesso chi soffre di disturbi alimentari non ha coscienza del problema, mentre la paura di affrontarlo vince. Per questo anomalie del comportamento come l’ossessione del peso, il mangiare senza controllo, le diete estreme, l’uso del vomito o dei lassativi, diventano delle soluzioni ai problemi per chi soffre di questi disturbi.

Tra i disturbi alimentari più diffusi c’è l’anoressia. Di solito chi ne è affetto comincia con una dieta dimagrante per piacersi: ci si guarda allo specchio e ci si vede troppo grassi, fuori misura, fuori dal comune. Ma l’appagamento del proprio corpo non è mai completo. Il desiderio di magrezza diventa un’ossessione e l’illusione di cambiare si manifesta in sintomi evidenti: la negazione della fame, il calcolo ossessivo delle calorie, il controllo maniacale del peso.

Nel 75% dei casi l’anoressia nervosa sfocia nella bulimia: il soggetto cede ai morsi della fame e all’istinto di sopravvivenza, perde il controllo mangiando qualsiasi cosa e per mantenere il suo “peso ideale” si induce il vomito.

Una recente problematica alimentare che sta attaccando specialmente la popolazione femminile è l’ortoressia. Si tratta di un’eccessiva attenzione a quello che si mangia, una manicale selezione della qualità e salubrità dei cibi. E quando si è fuori casa o non si ha nel frigo l’occorrente per una “dieta soggettivamente sana”, si ricorre al digiuno.

Il sesso maschile in special modo invece ultimamente è interessato da un’altra problematica definita Binge/Purging.

Questo è un problema che riguarda sempre l’alimentazione ma che si sviluppa in maniera diversa: il soggetto in questione alterna abbuffate a sedute di esercizio fisico intenso, purghe o vomito.

A parlare di questo spinoso argomento è stato il Guardian che ha pubblicato un articolo di Tom Pollock, il quale ha scritto anche un libro sullo stesso tema nel quale racconta la propria esperienza personale. Il tunnel nel quale si entra è simile a quello dei più popolari disturbi alimentari: le abbuffate compulsive vengono seguite da condotte di eliminazione fatte di allenamenti mostruosi durante i quali si è in uno stato mentale vicino alla trance.

Il problema nasce spesso a causa di difficoltà vissute nell’età adolescenziale. Mangiare a dismisura comincia come uno sfogo per tensioni e pressioni quotidiane ma diventano ben presto proprio loro la maggiore fonte di stress. Il binge/purging è una nuova concettualizzazione del rapporto corpo-alimentazione e si avvicina pericolosamente al genere maschile che pratica sport in maniera continuativa.

La cosa più grave è che questi problemi alimentari sono sotto-diagnosticati proprio nella popolazione maschile che ne soffre di più poiché si mimetizza tra i comportamenti più comuni come ad esempio sottoporsi ad allenamenti di resistenza o esercizi particolarmente faticosi.

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