Mentre il neo presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, sta facendo un’enorme fatica per reclutare qualche cantante disposto ad esibirsi alla sua cerimonia di insediamento, discorso ben diverso è per il presidente uscente: Barack Obama non solo si circondò di stelle che fecero a gara per festeggiare la sua vittoria, ma pare che Bruce Springsteen abbia suonato, in privato, nei giorni scorsi, per lui, per salutarlo nel mondo migliore possibile.
Il 12 gennaio scorso Bruce Springsteen si è esibito alla Casa Bianca per ringraziare lo staff di Obama per il lavoro svolto nei passati otto anni di governo.
Un set di quindici canzoni, tra le più politiche del repertorio del musicista del New Jersey, da Working on the highway che ha aperto lo show a Land of hope and dreams che lo ha chiuso, passando per brani fondamentali Growin’ up, Thunder road, The promised land, Devil and dust eThe Ghost of Tom Joad.
Nella scaletta “politica”, il Boss ha incluso anche “Born in the U.S.A.”, definendola una canzone di protesta e lamentandosi perché in passato è stata interpretata male.
Terminata l’esibizione, Obama ha voluto ringraziare Springsteen in prima persona: «Bruce è stato al nostro fianco fin dall’inizio, con la sua arte e il suo supporto», ha detto il Presidente uscente davanti al suo staff.
Il tutto è avvenuto a pochi giorni da un altro incontro, questa volta pubblico e ufficiale, in cui il Boss è stato onorato dall’ex presidente della Medaglia Presidenziale della Libertà, la massima decorazione degli Stati Uniti.