Da sempre gli esperti sono concordi nel ritenere la carne rossa un alimento importante nella dieta di ognuno di noi, a patto però che non se ne abusi e non se ne consumi un quantitativo eccessivo, e soprattutto con una frequenza addirittura giornaliera.
Alcuni studi si sono infatti spinti a ritenere addirittura la carne rossa cancerogena, anche se sono molti anche gli studi che hanno confutato il legame con questa tipologia di malattia.
Eppure ecco arrivare un nuovo studio a supporto della prima tesi: in base ad una ricerca pubblicata sul British Medical Journal, un incremento o una riduzione del consumo di carne rossa o lavorata per un periodo di 8 anni è addirittura in grado di influire sulla probabilità di decesso prematuro negli 8 anni successivi.
Un team di ricercatori ha esaminato il consumo di carne rossa in 53.553 infermiere americane (tra i 30 e i 55 anni) e 27.916 operatori sanitari statunitensi (tra i 40 e 75 anni), al momento dell’avvio dello studio senza malattie cardiovascolari e tumori.
Per gli studiosi l’aumento del consumo totale di carne rossa (sia elaborata sia non trasformata) di 3,5 o più porzioni alla settimana nell’arco di otto anni è stato associato a un rischio di morte del 10% più elevato negli otto anni successivi.
Sono emerse poi associazioni specifiche tra l’alto consumo di questo tipo di proteina e un aumento di malattie cardiovascolari, respiratorie e neurodegenerative, e questo indipendentemente dall’età dei partecipanti, dalla qualità della loro alimentazione, dall’attività fisica praticata, dal consumo di alcol o dal fatto che fossero o meno fumatori.
Ricordiamo che l’elevato apporto di carne rossa, come carne di manzo, è stato già in precedenza associato a un più alto rischio di diabete di tipo 2, malattie cardiovascolari, alcuni tipi di tumore e morte.