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Il soggiorno come lo concepivamo una volta, non esiste più

Angela Gemito Nov 26, 2025

Mangiare seduti sul letto, socializzare nel corridoio o trasformare una cucina minuscola nell’unico punto di ritrovo della casa. Per un numero crescente di inquilini, il concetto di “salotto” sta diventando un lusso del passato, sacrificato sull’altare del risparmio e della massimizzazione dei profitti immobiliari. Questa tendenza sta ridisegnando non solo le planimetrie delle nostre abitazioni, ma anche il modo in cui interagiamo con gli altri, sollevando interrogativi urgenti sulla qualità della vita abitativa e sulla salute mentale.

La trasformazione è silenziosa ma inesorabile. Quello che un tempo era il cuore pulsante della casa, lo spazio dedicato al relax e alla convivialità, viene sempre più spesso convertito in una camera da letto aggiuntiva. Le statistiche parlano chiaro: secondo una recente ricerca condotta dalla piattaforma SpareRoom, la percentuale di annunci immobiliari privi di un soggiorno è in drastico aumento. Tra gennaio e giugno di quest’anno, nel Regno Unito, il 29,8% delle stanze offerte si trovava in immobili senza spazi comuni, una cifra che sale allarmantemente al 41,2% nella costosa Londra. Quasi la metà degli inquilini intervistati ha confermato che il soggiorno della loro attuale abitazione è utilizzato come stanza da letto.

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L’impatto psicologico: isolamento e la perdita della comunità domestica

Vivere senza un luogo dove sedersi comodamente ha ripercussioni che vanno ben oltre la logistica. Georgie, un’istruttrice di arrampicata di 27 anni, ha sperimentato sulla propria pelle cosa significhi abitare in una casa dove gli spazi comuni sono stati cancellati. Trasferitasi a Leeds in una casa condivisa con sconosciuti, ha visto il vecchio salotto trasformarsi in un ripostiglio inaccessibile, lasciando agli inquilini solo una cucina minuscola dove era impossibile sostare senza intralciare le attività altrui.

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La conseguenza diretta di questa architettura del risparmio è l’isolamento sociale. Georgie racconta di pasti consumati in solitudine nella propria camera da letto e di un senso di colpa crescente per l’impossibilità di ospitare amici. “Senza un soggiorno, il tuo mondo diventa molto piccolo”, spiega. La mancanza di uno spazio neutro dove incontrare gli altri rende difficile invitare persone, poiché non tutti si sentono a proprio agio a sedersi sul letto di qualcun altro. La camera da letto, che dovrebbe essere un santuario privato, diventa un luogo multifunzionale dove si lavora, si mangia e si dorme, generando una sensazione di intrappolamento. Questa dinamica evidenzia come la progettazione degli spazi interni influenzi direttamente il benessere psicologico: l’assenza di “esperienze condivise” frammenta i rapporti umani, rendendo la convivenza una somma di solitudini parallele piuttosto che una comunità.

Evoluzione o involuzione? Dalla TV condivisa allo streaming atomizzato

Per comprendere appieno questa “morte del soggiorno”, è necessario guardare alla storia e all’evoluzione tecnologica. Il termine “living room” (soggiorno) fu reso popolare tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo da Edward Bok, direttore del Ladies’ Home Journal. Bok riteneva insensato avere un “salotto” costoso usato solo per le occasioni formali e spinse per uno spazio di uso quotidiano e informale.

Per decenni, la televisione è stata il catalizzatore di questo spazio, riunendo le famiglie o i coinquilini attorno a un unico apparecchio. Tuttavia, le abitudini di consumo dei media sono cambiate radicalmente. Nel 2024, meno della metà dei giovani tra i 16 e i 24 anni guarda la TV tradizionale. L’intrattenimento è diventato “atomizzato”: lo streaming on-demand su dispositivi personali (tablet, smartphone, laptop) ha eliminato la necessità tecnica di radunarsi in una stanza centrale.

Tuttavia, esperti come Platman avvertono che stiamo perdendo sia il tempo che il luogo che un tempo connettevano le persone. Anche se la tecnologia permette la fruizione individuale, la mancanza di spazi di aggregazione fisica impoverisce il tessuto relazionale domestico. Non si tratta solo di guardare un film, ma di avere un luogo dove la conversazione nasce spontaneamente.

Strategie di sopravvivenza: quando la cucina diventa salotto

Non tutti vivono questa transizione come una perdita netta. Per alcuni, rinunciare al soggiorno è una strategia consapevole per affrontare il caro affitti e costruire il proprio futuro. È il caso di Imogen, 34 anni, che lavora nel settore culturale. Vivendo a Londra, lei e le sue coinquiline hanno convertito il soggiorno in una terza stanza per dividere l’affitto e risparmiare.

In questo scenario, la cucina ha assunto un ruolo centrale, diventando un hub sociale inaspettato. “Abbiamo cucinato, mangiato, giocato e creato insieme”, racconta Imogen, descrivendo quei cinque anni come i meno confortevoli ma i più sociali della sua vita. Questo dimostra che, in situazioni di necessità, lo spirito di adattamento umano può trasformare anche gli spazi più angusti in luoghi di connessione. Tuttavia, questa soluzione ha dei limiti evidenti.

Salli, 25 anni, racconta un’esperienza diversa in una casa per studenti nell’Essex. Nonostante la presenza di una veranda, l’assenza di un vero soggiorno interno si è fatta sentire con l’arrivo dell’inverno. “Sarebbe stato bello bere birra o festeggiare i compleanni al chiuso, e non dove si poteva vedere il proprio respiro”, ricorda. Quando il freddo rendeva inagibile la veranda, gli inquilini finivano per socializzare sulle scale o invadere le camere più grandi, creando disagi e mancanza di privacy. Questo evidenzia come la funzionalità degli spazi abitativi non possa essere completamente surrogata da soluzioni di fortuna.

L’architetto Peter Markos, direttore di Markos Design Workshop, è categorico: eliminare il soggiorno è, a suo avviso, “un’idea orribile”. Dopo aver vissuto un’esperienza simile a Londra, dove l’assenza di un’area relax comune lo ha costretto a trasferirsi a Birmingham per cercare una migliore qualità della vita, Markos sottolinea l’importanza di avere uno spazio dove “non si è tutti uno sopra l’altro”.

Regan Billingsley, interior designer, offre una prospettiva più sfumata, suggerendo che il design può mitigare il problema attraverso cucine open space e arredi multifunzionali, come panche integrate o grandi tavoli da pranzo che fungono da scrivanie e aree sociali. Tuttavia, anche lei ammette che una casa dovrebbe riflettere il ritmo di chi la abita e favorire la connessione.

In definitiva, sebbene l’adattabilità sia una risorsa, la tendenza a eliminare il soggiorno sembra essere dettata più da costrizioni economiche che da una reale evoluzione del gusto, rischiando di compromettere la nostra capacità di rilassarci e costruire comunità tra le mura domestiche.

Se ti interessa approfondire come l’architettura influenza la psiche umana o cercare soluzioni abitative alternative, ti consigliamo di consultare le ricerche di SpareRoom o gli studi di architettura residenziale contemporanea.


FAQ – Domande Frequenti

Perché molte case in affitto non hanno più il soggiorno? La causa principale è economica. I proprietari convertono i soggiorni in camere da letto aggiuntive per massimizzare il reddito da locazione, specialmente nelle grandi città dove il costo degli immobili è elevato. Questo permette anche agli inquilini di dividere l’affitto totale su più persone, riducendo la quota pro capite.

Vivere senza soggiorno influisce sulla salute mentale? Sì, può avere un impatto negativo. La mancanza di uno spazio comune neutro favorisce l’isolamento sociale, costringendo gli inquilini a passare molto tempo in camera da letto. Questo riduce le opportunità di interazione spontanea e può aumentare la sensazione di solitudine e stress, rendendo difficile separare lavoro, riposo e vita sociale.

Come si può socializzare in una casa senza salotto? Gli inquilini spesso trasformano la cucina nel principale punto di ritrovo, anche se gli spazi sono ristretti. Altre soluzioni includono l’uso di corridoi ampi o verande (se il clima lo permette). Tuttavia, queste alternative raramente offrono il comfort e il relax di un soggiorno tradizionale, limitando le possibilità di ospitare amici esterni.

È legale affittare una casa senza soggiorno? Generalmente sì, purché l’immobile rispetti i requisiti minimi di abitabilità e le norme igienico-sanitarie locali riguardanti le dimensioni delle stanze e i servizi. Tuttavia, le normative variano da paese a paese e, nel caso di affitti a più persone (HMO nel Regno Unito), ci sono regole specifiche sugli spazi comuni minimi richiesti.

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Angela Gemito

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Tags: soggiorno

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