Censis, la sanità pubblica non riesce a coprire le esigenze dei suoi cittadini

VEB

Ogni anno il governo è costretto a fare dei tagli, per entrare nei budget sempre più risicato che ha a disposizione, e puntualmente sceglie di tagliare nel settore sanità.

Eppure i dati parlano chiaro e sono a dir poco allarmante: strutture stracolme e spesso fatiscenti, personale insufficiente a coprire l’enorme affluenza in pronto soccorso e ospedali. Liste di attese anche di anni per visite ed esami spesso salvavita.

Secondo quanto emerge dal Bilancio di sostenibilità del Welfare italiano del Censis e dalle ricerche delle associazioni dei consumatori realizzate per il forum Ania-consumatori, il 41,7% dei nuclei familiari, almeno una persona in un anno ha dovuto fare a meno di una prestazione sanitaria. I cittadini inoltre pagano di tasca propria ‘il 18% della spesa sanitaria totale: oltre 500 euro procapite all’anno, mentre nell’ultimo anno,  al 32,6% degli italiani è capitato di pagare prestazioni sanitarie o di Welfare ‘in nero’.

In Italia inoltre ci sono 3 milioni di cittadini non autosufficienti che necessitano di assistenza, oltre 1,3 milioni le “badanti”, con una spesa per le famiglie di circa 10 miliardi l’anno.

Il quadro che emerge è quello di una sanità sempre più distante dalle esigenze dei pazienti. “Questo è il risultato di anni di definanziamento del Sistema sanitario nazionale. Si assiste a uno smantellamento della Sanità pubblica – spiega Pina Onotri, segretario generale Smi-Sindacato medici italiani – .Il sistema non ha più finanziamenti pubblici, ma non è neanche capace di autofinanziarsi. Anche chi è disposto a pagare per una visita, viste le liste di attesa, alla fine si rivolge alle strutture private. Nel 2015 c’è stato un taglio di ulteriori due miliardi e 350 milioni di euro rispetto all’anno precedente. I cittadini hanno pagato 33 miliardi di euro di tasca propria, con un incremento di 1 miliardo rispetto al 2014”.

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