Cile, lo scheletro Ata non è quello di un alieno

VEB

La storia, o per meglio dire il mistero, è iniziato 15 anni fa ma solamente ora ha trovato la sua conclusione naturale: nessun alieno, nessuna forma di vita alternativa, ma semplicemente un feto geneticamente modificato quello ritrovato in Cile.

Tutto è iniziato quando vengono rinvenuti dei resti scheletrici nel 2003 nel deserto di Atacama in Cile: glie viene addirittura dato un nome, Ata (nomignolo per umanoide Atacama).

Il piccolo scheletro essiccato, che è non più lungo di una penna, ha proporzioni perfette, ed è stato trovato sepolto in un nastro di stoffa vicino alla chiesa cattolica di La Noria. Aveva i denti ben formati, nove costole e un cranio stranamente allungato. I tabloid in Cile scherzando lo definirono un “nano orribile extraterrestre”, ma nessun dimostrò serio interesse per l’umanoide di “Atacama”.

Come accade però sempre più spesso nei tempi dei media e dei social, la notizia fece però il giro del mondo ed il feto  finì in Spagna, dove ne venne a conoscenza il dottor Greer, un ufologo americano noto per aver fondato il Disclosure Project . Probabilmente sentì parlare dell’umanoide durante il Simposio Esopolitico tenutosi nei pressi di Barcellona nel 2009 (dove era un presentatore).

Alla fine di ottobre 2009, l’ufologo annunciò che il corpo era stato esaminato da “esperti” che avevano utilizzato raggi X e TAC, ma non ha mai voluto rilasciare ne foto ne i nomi degli scienziati che avevano lavorato a tale progetto. Dichiarò solo che “uno dei migliori genetisti di tutto il mondo” stava studiando campioni di DNA estratti, e ” la principale autorità mondiale su anomalie scheletriche” aveva dichiarato a lui che lo scheletro non era umano.

Ma quindi si tratta di un vero corpo alieno mummificato? Oppure c’è dell’altro?

Nonostante siano ancora molti i dubbi che gravitano intorno al caso del corpo dell’alieno, due scienziati di Oxford hanno ora fornito le prime informazioni dopo 14 anni dalla scoperta.

Il Dottor Gary Nolan, esperto di immunologia e microbiologia, ha confermato che il corpo mummificato è autentico, ma sarebbe solo il corpo di un feto, e non quello di un alieno alto 15 cm.

“Sappiamo che è una bambina e probabilmente vi fu un parto o una morte pre o post-termine”, ha detto l’autore dello studio di Genome Research.

La bambina ha 10 coppie di costole, un fatto mai registrato prima, solitamente gli esseri umani hanno 12 coppie. Usando il Dna estratto dal midollo osseo, i ricercatori hanno fatto un’analisi di tutto il genoma, determinando così l’origine sudamericana, “con variazioni genetiche che l’hanno identificata come proveniente dalla regione andina abitata dagli indiani cileni chiloti”, si legge nel rapporto.

La scoperta potrebbe un giorno portare a trattamenti per le persone con problemi alle ossa, ha spiegato Nolan. “Forse c’è un modo per accelerare la crescita delle ossa nelle persone che ne hanno bisogno, per esempio in caso di brutte fratture. Non avevamo mai stato visto niente del genere da un punto di vista genetico”.

Ma Nolan spera anche che un giorno la piccola Ata possa tornare a casa e avere finalmente una sepoltura dato che non si tratta del visitatore da un pianeta lontano, ma di un feto sudamericano che non ha più di 40 anni.

Il dottor Ralph Lachamn, che è un pediatra radiologo esperto di nanismo, ha confermato le dichiarazioni fatte da Gray, dicendo che nel corpo è stato trovato del DNA umano, ma che le dimensioni del feto non coincidono con l’età che dimostra la calcificazione ossea, poiché la statura del corpicino farebbe pensare a un feto di 22 settimane, ma la calcificazione delle ossa, proverebbe che il bambino aveva dai 5 agli 8 anni; probabilmente questo si potrebbe spiegare con le incidenze che il processo di mummificazione ha esercitato sulla struttura ossea del bambino.

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