La brucellosi è una zoonosi causata da batteri appartenenti al genere Brucella.
È presente in tutto il mondo, ma particolarmente nei Paesi del Mediterraneo, in India, nei Paesi mediorientali, nell’Asia centrale e in America Latina.
La brucellosi ha molti sinonimi, derivati proprio dalle regioni geografiche in cui la malattia è più diffusa: febbre maltese, febbre melitense, febbre mediterranea, febbre di Cipro, febbre di Gibilterra; o dal carattere discontinuo della febbre: febbre ondulante, tifo intermittente.
La brucellosi colpisce diversi tipi di animali, fra cui mucche, pecore, capre, cervi, maiali cani. I responsabili delle infezioni sono sei specie di batteri gram negativi appartenenti al genereBrucella: B. melitensis, B. aboutus, B.suis, B. canis, B. ovis, B. neotomae. I primi quattro sono in grado di contagiare anche l’uomo.
Nel bovino la malattia ha decorso cronico, spesso inapparente ed è caratterizzata da aborto nelle femmine e da processi infiammatori a livello di genitali nei maschi. L’aborto si manifesta tra il 4° e 8° mese di gravidanza, con prevalenza tra il 6° e il 7°. I segni clinici sono di solito poco appariscenti e l’espulsione del feto avviene senza interessare lo stato generale dell’animale. All’aborto spesso può seguire ritenzione placentare con problemi talvolta di metrite acuta o cronica, e nella gravidanza successiva è comunque evento raro il ripetersi di episodi abortivi. Per quel che riguarda la mastite brucellare non si hanno sintomi particolari, se non una modica diminuzione della secrezione lattea ed alterazioni chimico-fisiche della stessa.
Gli uomini possono contrarre la malattia entrando in contatto con animali o prodotti di origine animale contaminati. Quindi generalmente sono tre le vie da cui passa l’infezione: attraverso cibi o bevande contaminati, per inalazione, oppure tramite piccole ferite sulla pelle. Di queste però sicuramente la prima è la via più comune, infatti il batterio della brucellosi è presente anche nel latte degli animali contagiati, e se questo non viene pastorizzato l’infezione passa agli esseri umani.
La seconda via di contagio, quella per inalazione, riguarda soprattutto le persone che svolgono determinate occupazioni, in particolare quelle che lavorano in laboratori dove vengono coltivati questi batteri. Invece il contagio attraverso piccole ferite della pelle può essere un problema per le coloro che lavorano nei mattatoi o nelle cliniche veterinarie. Anche i cacciatori corrono il rischio di infezione dalle prede attraverso piccole ferite superficiali.
Dopo essere penetrate nell’organismo, le brucelle si localizzano nei linfonodi regionali, per poi diffondere in circolo e colonizzare diversi organi, soprattutto quelli ricchi di tessuto reticolo-endoteliale, dove provocano fenomeni irritativi e proliferativi. In presenza di brucellosi, alcuni organi particolarmente ricchi di tale tessuto, come il fegato e la milza, possono quindi aumentare notevolmente di volume. Un sintomo caratteristico della brucellosi è la febbre, che compare dopo circa 10-20 giorni dall’infezione e presenta un andamento ondulante, spesso irregolare; particolarmente persistente se la malattia non viene curata, scompare soltanto dopo un lungo periodo.
Le cure per la brucellosi si basano sulla somministrazione di antibiotici per almeno 6 settimane. Si tratta di una terapia piuttosto lunga e complessa, perché l’obiettivo non è solo quello di alleviare i sintomi, ma anche di prevenire le ricadute. Tra l’altro i fastidi possono durare anche per diversi mesi.
In generale, la brucellosi è una epizoozia da eradicare e quindi soggetta a notifica. Chi detiene o accudisce animali deve notificare i casi sospetti al veterinario dell’effettivo.
Ed è proprio di queste ore la notizia del sequestro di un allevamento nel Vibonese: nello specifico è stato rintracciato un caso di brucellosi ovi-caprina in località Santa Chiara a Filandari.
E’ quanto riscontrato dall’Unita operativa veterinaria dell’Asp di Vibo in seguito ad una serie di controlli nelle aziende ovi-caprine del territorio. L’esito del controllo è stato comunicato all’Amministrazione comunale di Filandari che ha provveduto ad emettere il provvedimento di sequestro preventivo finalizzato anche all’attuazione delle misure profilattiche al fine di prevenire il diffondersi della malattia e, allo stesso tempo, per tutelare la salute pubblica.
Il sequestro contempla l’isolamento del bovino infetto e la macellazione dello stesso sotto stretto vincolo sanitario e su autorizzazione del servizio veterinario dell’Asp.
Polizia municipale, forze dell’ordine e servizio veterinario dell’Asp sono stati incaricati di controllare il rispetto dell’ordinanza.